(S)parlano solo quando si vota?

Si è tenuto il 31/08/2020 un consiglio comunale. Il secondo punto in discussione riguardava un debito, non inserito in bilancio, relativo alla parcella di un avvocato che ha vinto un ricorso al Tar in favore del comune. Il legale chiedeva un onorario maggiorato, rispetto a quello preventivato, perché l’ufficio tecnico comunale non gli ha fornito la documentazione necessaria per “difendere” gli interessi del comune, costringendolo, così, a ricercare in altri modi tale documentazione.
Quale era il ricorso al Tar che il legale ha vinto per il comune?
Quello intentato contro il comune di Modugno ed “altri”, dalla proprietaria del vecchio rudere situato di fronte all’ingresso del parco San Pio.
Della sentenza n° 01322/2018 del 18/10/2018 del Tar Puglia, favorevole al comune di Modugno, se ne è fatto cenno in vari articoli pubblicati sul sito https://www.amodugno.it/ .
Data la complessità di lettura della sentenza, causata dai vari richiami a leggi e norme edilizie, ho interpellato quegli “altri” che, insieme all’amministrazione comunale, hanno visto riconosciute dal Tar Puglia le loro ragioni.
Quello che segue chiarisce molti dubbi ed aiuta a comprendere anche le ultime vicende che riguardano il supermercato in costruzione su Viale della Repubblica.
Innanzitutto chi sono gli “altri”?
Sono le società modugnesi “Habitat”, del geometra Pasquale (Lello) Lombardi, e “Spazio +” della signora Raffaella Faletto.

Sig. Lombardi vuole spiegare, in parole semplici, quali sono i motivi del ricorso presentato al Tar Puglia dalla signora Petruzzelli?
La signora Petruzzelli, pur essendo stata regolarmente risarcita con oltre 2 miliardi di lire per l’esproprio delle sue proprietà (da quanto si evince dalla documentazione depositata a cura del Comune di Modugno), presenta, nell’anno 2011, un ricorso al Tar Puglia sulla base della perizia redatta dal suo ingegnere di fiducia. Nel ricorso la signora Petruzzelli, contesta il presunto declassamento – da B1 a B5, delle aree che risultano essere ancora di sua proprietà – causato da una delibera di consiglio comunale, la n° 6 del 2011.
Aree che risultano essere ancora di sua proprietà, a causa della mancata conclusione della pratica di esproprio da parte del comune di Modugno. Conclusione dell’iter espropriativo che avrebbe consentito l’abbattimento del vecchio rudere, oltre all’apertura della strada di PRG che consentirebbe agli alunni della scuola media Dante di poter defluire con maggiore sicurezza.
Cosa dice il tar invece?
Il Tar Puglia, con la sentenza n.°1322/2018, rigetta il ricorso della signora Petruzzelli, confermando l’assoluta legittimità della suddetta delibera n° 6, in quanto questa approva la mera riperimetrazione delle tre maglie C, M ed N e non determina alcuna variazione di destinazione urbanistica; come si evince chiaramente dalla seguente dicitura, che cito testualmente, tratta dalla sentenza:
“Tenuto conto pertanto che – come visto – non vi è stato alcun mutamento di destinazione urbanistica (né, conseguentemente, alcuna ritipizzazione) operato dal Consiglio comunale con la gravata delibera n. 6/2011 in relazione alle particelle di proprietà della Petruzzelli, (…) essendosi in presenza – a ben vedere – di una mera “riperimetrazione”.
A questo punto mi sovviene il ricordo di un consiglio comunale di circa tre anni fa, durante il quale il consigliere Cramarossa chiedeva, in merito all’approvazione della variante della lottizzazione della maglia M, se la questione fosse oggetto di un ricorso al Tar.
Quello che lei ricorda non è del tutto giusto. In quel consiglio comunale del 28 luglio 2017 si discuteva sull’approvazione di una variante alla lottizzazione nella maglia N non maglia M.
Ora sono ancora più confuso, si spieghi meglio.
Nel 2017 si doveva approvare la variante proposta dalla società “Habitat” nella maglia N e il consigliere Cramarossa dimostrò – vista la sua capacità di fornire alla dirigente la documentazione che la stessa dichiarava di non aver rinvenuto nel fascicolo edilizio della lottizzazione – una “sospetta” superiore preparazione tecnica sull’argomento, frutto, forse, di un corso accelerato con i tecnici del suo gruppo di riferimento.
Ma allora, il deficit di documentazione dell’ufficio tecnico si ripete spesso?
Eh già, comunque restando sull’argomento, quel consiglio non si sarebbe mai dovuto tenere, perché la competenza sulle varianti di piano di lottizzazione è della giunta. Infatti nel maggio del 2019 la variante è stata adottata dalla giunta Magrone.
Allora il consigliere Cramarossa, con la sua capacità di approfondimento degli argomenti potrebbe essere un valido sindaco?
Certo, ma forse le “verità” a lui riferite per sentito dire, unite alla scarsa conoscenza dei fatti che hanno comportato le indagini e i successivi arresti di tante persone, compreso gli ex sindaci Gatti e Rana, potrebbero avergli fatto venir meno la necessaria obiettività di giudizio, requisito imprescindibile per essere un buon amministratore pubblico.
Su quali basi lei afferma questo?
Perché, oltre ad essere in possesso di una pur sostanziosa parte della documentazione che l’ufficio tecnico dichiara di non avere – anche se questo non è una novità per i fascicoli edilizi che ci riguardano – dimostra di avere una conoscenza parziale ed edulcorata di fatti e circostanze che solo la procura, il tribunale e gli imputati nel processo conoscono nella loro interezza.
Cioè?
Gli esempi sono molti, vedi il comizio in piazza sedile del 29 luglio scorso, durante il quale parlando della mancanza del piano dei servizi, che “è la madre di molti problemi che abbiamo scontato in questa città in molti ambienti non soltanto politici” fa l’esempio di una pompa di benzina che non può essere realizzata nelle vicinanze di una scuola elementare; guarda caso nel febbraio 2005 proprio la mia Società ha presentato un progetto di realizzazione di una stazione di servizio carburanti e annessa palazzina servizi, da realizzare su viale della Repubblica. La causa della mancata realizzazione di quel progetto, perfettamente legittimo, non è certamente di natura urbanistica, ma essendo un capo d’imputazione del processo in corso ritengo non opportuno parlarne in questa sede.
Ancora, continuando nella sua esposizione, il consigliere Cramarossa, fa riferimento a supermercati di media struttura in costruzione, adombrando dubbi su di un altro candidato sindaco, perché “un sindaco quando si trova con incartamenti di questo tipo deve avere le mani libere”.
Il consigliere Cramarossa instilla ulteriori dubbi, nell’opinione pubblica, con un post a commento di un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno. Articolo che riguardava, guarda caso, proprio le due aree a servizi su Viale della Repubblica, oggetto delle Convenzioni urbanistiche sottoscritte dalle nostre Società. La Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato in data 5 agosto 2020, su richiesta del nostro legale, la rettifica e la nostra replica.
In quel post il consigliere Cramarossa, scrive espressamente di conflitti di interesse nella vicenda. Nel premettere, anche in questo caso, che si tratta di realizzazioni legittime e regolarmente autorizzate. Corre l’obbligo di sottolineare che nessuno dei candidati sindaco ha un qualche minimo interesse nella intera questione che, oggi, è semplicemente il tentativo, da parte del gruppo Carlone, di ostacolare la concorrenza.
In ultimo, relazionando di un incontro con i residenti di piazza E. De Nicola, scrive di due strutture adibite a parcheggio per auto, frutto di una “invenzione urbanistica” per ottemperare ad un accordo di programma di recupero urbano presentato da una nostra società.
Quanto realizzato in P.zza E. De Nicola, per usare le parole del Consigliere Cramarossa è “frutto di una buona integrazione tra edilizia popolare ed edilizia convenzionata” – preciso anche edilizia libera – non è stato messo a frutto dalle amministrazioni succedutesi nel tempo. Infatti, la costruzione al centro della piazza doveva essere adibita a capolinea delle linee FAL, con annesso bar ed ampia dotazione di parcheggi realizzati anche in sopraelevazione; inizialmente il Comune aveva previsto il loro interramento, successivamente escluso per questioni di sicurezza ed ordine pubblico.
Per svariati anni ho provveduto a manutenere le aree a verde, a mie spese, pur non essendo obbligato da alcuna convenzione comunale e sempre a mie spese ho inoltre realizzato e donato la sala parrocchiale a servizio dei residenti del quartiere e soprattutto dei ragazzi disagiati.
Dopo tutto questo, inizio a ricredermi sul fatto che il dott. Fabrizio Cramarossa sia un candidato sindaco preparato.
Caro sig. Oro, due o tre frasi “spot” come quelle del candidato sindaco Cramarossa, su questioni urbanistiche importanti come queste, non sono indice di preparazione; denotano invece una sommaria e interessata informazione tutta rivolta all’ottenimento del miglior risultato elettorale.
Ricapitolando, lei mi dice che tutta questa attenzione nei riguardi delle vostre iniziative è solo dovuta all’attuale campagna elettorale?
Certo, lo dimostra il fatto che solo e soltanto in occasione delle campagne elettorali si parla di queste vicende. Nessuno in tempi diversi dalle tornate elettorali si preoccupa di accertare, verificare, chiedere chiarimenti su queste questioni. Compreso il consigliere Cramarossa, che se ha realmente intenzione di essere il sindaco di tutti, “con le mani libere”, dovrebbe davvero cercare di documentarsi consultando i documenti e non ascoltando le varie “voci” circolanti.
A tale proposito mi rendo disponibile ad un incontro per informarlo compiutamente, “carte alla mano”, su quanto fin qui certificato dal Tar, dalla procura, nel processo e dagli stessi uffici comunali.
A questo punto, è giusto pensare che non finisce tutto qua e che ci sarà una “seconda parte”?
Certo, magari anche una terza.

Eccola di nuovo

Chi o cosa ha reso possibile questo imbarbarimento del confronto politico?

Alla fine degli anni 50, Chiaromonte, un paesino della Basilicata, (loro però preferiscono si dica “della Lucania”) diventa famoso, fra i politologi di tutto il mondo, per il libro di Edward C. Banfield, consigliere politico di tre presidenti repubblicani degli USA , Nixon, Ford e Ronald Reagan.
Il politologo americano, nel suo saggio The Moral Basis of a Backward Society (in italiano – Basi morali di una società arretrata) per trovare le cause della scarsa coscienza civile dei meridionali, del loro mancato sviluppo, della quasi inesistente capacità di partecipare alla modernizzazione capitalista,
analizza il particolarismo, la mentalità e i comportamenti dei cittadini di quel paese – che lui chiama Montegrano – e introduce un concetto diventato poi di uso corrente fra gli analisti politici “familismo amorale”.
Un concetto che l’autore usa per definire l’atteggiamento etico di quei paesani; non solo dei contadini e dei proletari ma anche della debole borghesia. I montegranesi anteponevano i loro vantaggi particolari, il “bene di se stessi” al bene della collettività. Atteggiamento dal quale Banfield fa discendere le politiche clientelari e la scarsa efficienza delle istituzioni pubbliche che affliggono ancora oggi i meridionali.

Modugno come Montegranaro?
Cosa rende impossibile lo sviluppo di quella coscienza civica la cui mancanza, a Modugno, ha devastato la politica della comunità modugnese?
Le triviali esternazioni degli ultimi giorni, il “lodevignottere” su facebook e i “vaffanculo” durante il consiglio comunale, propagati da una ben individuata e unica fonte, sono il segno della distruzione che tale familismo amorale, ben radicato a Modugno, riesce a determinare nella nostra città.
Quando nel 2013 l’attuale sindaco, avvolto nell’alone della incorrutibilità,  superò al ballottaggio l’altro candidato Saverio Fragassi – che poteva contare solo sulla sua onestà – in molti pensarono che a prevalere fra i due fosse stato il più qualificato.

Modugno, negli anni precedenti, era sprofondata nei meandri più bassi della cattiva amministrazione, del clientelismo, della corruzione; i modugnesi scelsero di porre un ex magistrato alla guida dell’amministrazione con la speranza che avrebbe posto rimedio a tali problemi.
Una speranza mal riposta? Gli ultimi sproloqui sembrano confermare che nulla è cambiato, forse addirittura tutto va peggio di allora.

Perché Modugno non vola più?

“chi vale vola, chi non vola non vale”

chi ha tarpato le ali a Modugno?

Negli ultimi anni siamo addirittura arrivati al punto che qualche modugnese sogna, facendo venire gli incubi a tutti gli altri, la Modugno, “terra-terra” del 1947, quella antecedente la costituzione meglio scritta al mondo, non “la più bella al mondo”, come continuano a blaterare – poiché tutte le Costituzioni, come i figli, sono belle per la “mamma sua” –  ma quella scritta meglio (in Italiano!) perché la sua stesura fu affidata, su suggerimento di Palmiro Togliatti, al latinista, accademico dei “lincei”, nonché massone, Concetto Marchesi; ma questa è un’altra storia.

Parliamo di Modugno. Fino agli inizi degli anni 60’, cioè prima della “nascita” della “Area di Sviluppo Industriale” la nostra città era come tutti gli altri paesi del meridione d’Italia. Aveva un reddito derivante essenzialmente dalle attività agricole e scarse prospettive di sviluppo. Nel 1957 venne emanata la legge di proroga dell’intervento straordinario nel meridione d’Italia della “Cassa del Mezzogiorno”, con la quale venivano istituiti i Consorzi Industriali. Enti di pianificazione dello sviluppo ai quali venivano assegnate delle aree in zone strategiche del meridione che per la presenza di servizi, viabilità, manodopera e infrastrutture, esprimevano potenzialità di industrializzazione. Nel 1960 fu costituito, con la camera di commercio e la Provincia, il Consorzio ASI di Modugno e Bari, che avrebbe diffuso in tutto il territorio i positivi effetti economici/finanziari derivanti dagli indennizzi degli espropri delle aree destinate alla edificazione degli opifici industriali.  La maggiore concessione dei crediti necessari agli “industriali” e i mutui bancari – concessi alle sempre più numerose maestranze presenti nell’area per l’acquisto di alloggi il più possibile vicino al posto di lavoro – stimolò quella pianificazione urbanistica oggi contestata dai fautori della “decrescita felice”. Contestatori dello sviluppo che, ironia della sorte, vivono comodamente impoltronati in auliche dimore condonate, acquisite spesso con capitali ricavati da perdonate attività. Attività “predatorie” rese possibili proprio da quella programmazione urbanistica che oggi additano come facilitatrice di “speculazioni edilizie”.

Nei primi anni ’60 furono iniziati i lavori dei primi insediamenti industriali: le Fucine meridionali Breda, la manifattura dei tabacchi, lo stabilimento della Coca Cola, “la” Pignone Sud; ai quali si affiancarono subito dopo, la Philips, la Riv-SKF, la Fiat, la Alco Palmera – sul prolungamento dell’attuale via Roma (in attesa ancora di un accordo con Autostrade per realizzare lo sbandierato progetto del rondò all’incrocio con viale della Repubblica) – l’Osram, la Bosh, la Firestone senza sminuire l’apporto già consistente della Officine Calabrese che assicurava già da anni l’impiego e il reddito di numerosissimi modugnesi strappati al lavoro agricolo.

Lavoro e redditi che come nel filmato hanno portato Modugno, dal 1947 al 2018, ad essere, nel bene più che nell’inevitabile male, quella che è oggi.

Il filmato è stato elaborato utilizzando foto del Istituto Geografico Militare, di Google Earth, di dati Istat, del Ministero Economia e Finanze e della camera di commercio di Bari. I dati, ricavati su base nazionale e/o regionale, sono stati “ragionevolmente” adattati su base comunale.

P.S. Tutti gli errori rilevati e civilmente segnalati saranno tenuti in debito conto per future pubblicazioni. Grazie

La sapete l’ultima?

I modugnesi, come i contadini ignoranti nelle barzellette, vengono trattati come clienti buoni solo a sopportare le “pene” delle condanne.
Ai contribuenti modugnesi non vengono comunicati i pareri negativi formulati dai giudici amministrativi del TAR Puglia contro questa amministrazione. L’ultimo, speriamo non solo in ordine di tempo, è quello che ha visto condannare non gli amministratori comunali bensì tutti i contribuenti modugnesi al pagamento delle spese del procedimento, oltre all’onorario del legale designato da questa amministrazione a rappresentarci in giudizio.
Gli amministratori della cosa pubblica modugnese ci avevano “costituito” in giudizio contro la società “Habitat Costruzioni S.r.l.” che aveva presentato l’ennesimo ricorso contro questa amministrazione per vedere riconosciuti i propri diritti. Per maggiore chiarezza questo il link del TAR e quello della determina di conferimento incarico all’avvocato.
La vicenda che vede la comunità dei contribuenti modugnesi “soccombere” e pagare le spese dei vari ricorsi persi da questi amministratori, ha origini antiche.
Tutto inizia oltre 10 anni fa, con la volontà di un imprenditore edile locale di porre fine alle “interessate attenzioni” che subiva da parte di altri amministratori, politici e tecnici dell’epoca, che da tempo lo vessavano con richieste sempre più esose per porre fine agli “intralci tecnici” che impedivano, di fatto, la sua attività imprenditoriale. Per questo imprenditore, però, le indagini prima e gli arresti poi ai quali molti degli attuali imputati nel processo che ne è conseguito furono sottoposti, non gli hanno permesso di tornare a svolgere regolarmente la sua attività. Un altro “muro di gomma” gli è stato eretto intorno: le cavillose e capziose attenzioni riservate ai suoi progetti edilizi da parte dei responsabili all’urbanistica comunale nominati dall’attuale amministrazione. Cavillosità e capziosità sempre “condannate” dal Tar Puglia nelle sentenze sui vari ricorsi presentati dall’impresa.   

Non solo, anche in consiglio comunale sono state frapposte cavillose e capziose attenzioni alle legittime istanze dell’impresa. Vale per tutti il comportamento tenuto da un consigliere comunale del Pd locale –  in un consiglio  nel quale si discuteva proprio dell’oggetto dell’ultimo ricorso al T.a.r. vinto dall’impresa Habitat.

Il consigliere di opposizione, attualmente impegnato a proporre la sua persona come primo cittadino, inspiegabilmente soccorreva la responsabile del servizio urbanistica di questa amministrazione mettendole a disposizione la propria “memoria storica” riguardo alla vicenda; oltre a rimpinguare la scarsa documentazione in possesso degli uffici con vari documenti del suo archivio personale. Una “opposizione costruttiva” che ha permesso di rinviare per altri tre anni l’approvazione dello stesso progetto che oggi il T.a.r., ancora una volta, ha certificato essere legittimo.

Il 17 giugno scorso, i giudici del T.a.r. Puglia, nella loro sentenza, hanno assegnato, all’amministrazione, un termine di 60 giorni affinché provveda in modo espresso sull’istanza della società ricorrente Habitat (decorso inutilmente detto termine, nei successivi 60 giorni vi provvederà il Prefetto di Bari con tutti i poteri dei competenti organi di indirizzo politico e tecnici del Comune) e hanno “condannato”, tutti i contribuenti modugnesi, al pagamento delle spese del giudizio, liquidate in euro 700,00, oltre Iva, c.p.a. e rimborso del contributo unificato che vanno ad aggiungersi agli oltre 4.800 euro per l’avvocato difensore dell’ente.

In tutta questa vicenda il contribuente modugnese si sente come il cliente dell’avvocato nella barzelletta raccontata da Gigi Proietti, che chiedeva al suo difensore perché “se vinceva la causa a metterlo in c… all’avversario dovesse partecipare anche l’avvocato, mentre se perdeva sarebbe stato solo lui a prenderlo in quel posto”.

Anche i sindaci “vanno correndo”

Il dott. Paolo Marra ci ha inviato una sua riflessione.

Non solo i medici e gli operatori sanitari stanno lavorando per gli altri sacrificando la propria esistenza. C’è qualcun altro che corre da tutte le parti dalla mattina alla sera. Rischiando pure parecchio. Se non fisicamente, ma anche questo succede, di sicuro professionalmente e non di rado patrimonialmente.
Un grazie? Si, capita che se lo sentano dire; non sempre, ma qualche volta capita. Meno male. Molte di più sono però le volte che subiscono critiche. Anche aspre. Provenienti, generalmente, da chi fa poco e parla tanto, quasi sempre per esprimere sterile dissenso, quasi mai per dare una mano.
È la politica “minore”, quella dei Sindaci e degli assessori dei piccoli comuni che nessuno ascolta, che dispongono di poche risorse finanziarie e meno ancora umane peraltro in costante riduzione.
Quella dei Sindaci che dialogano con chi li ha eletti e pure con chi non li ha votati; no, non a distanza o, come si dice adesso, “on line”, ma proprio sull’uscio di casa previa scampanellata al citofono. E se l’argomento non si esaurisce lì, anche strada strada nel tragitto casa – palazzo municipale.
Dove, ogni santo giorno, trovano sulla scrivania Gazzetta ufficiale. E circolari. E risoluzioni. E note dalla Prefettura. E richiami dalla Ragioneria generale dello Stato se non direttamente dalla Corte dei conti. Di tutto, purché serva a complicar loro la vita. Spesso inutilmente.
Sono quelli che in caso di emergenza possono farsi aiutare da 4/5 vigili urbani si e no e, se è proprio necessario, da altrettanti “volontari autentici” della pro loco.
Hanno capito, ben presto in verità, che al partito al quale sono iscritti è meglio non chiedere niente. Lí dentro, infatti, sono interessati a ciò che fanno solo per verificare, ed eventualmente tagliar loro le gambe, se per caso stanno alzando un po’ troppo la testa travalicando i confini del paese.
Ah sì, certo, continuano a percepire l’indennità, ma evitano di suddividerla per il numero di ore lavorate e così evitano pure di auto interrogarsi: “chi me lo fa fare?”
Donne, il più delle volte! Elette, un po’ a sorpresa, mettendo in riga tutti i capobastone locali, increduli perché bastonati essi stessi alle ultime elezioni.
Le vedi, in questo triste periodo, che arrivano a sera stanche, angosciate, stremate.
Ma niente paura. Si sa: domani mattina, quando il gioco si farà ancor più duro, scenderanno regolarmente in campo.

Paolo Marra