Le minoranze sono sempre democratiche

Hai voglia a citare (con il copia/incolla è facilissimo) il pensiero di quegli autori che, quando scrivevano di come si governano le comunità, spiegavano perché il governo democratico sia peggio della oligarchia e della tirannide, rispettive degenerazioni di aristocrazia e monarchia. In tanti dicono di essere d’accordo con questi autori ma continuano, incoerentemente, a citare quel primo ministro che il secolo scorso affermava che pur essendo una degenerazione del buon governo del popolo, la democrazia è il miglior sistema possibile per governare un paese. Dimenticano, però, che quel primo ministro era suddito di un re, e che presiedeva il governo di un paese retto dalla monarchia da vari secoli.

Si appellano alla democrazia quando sono in minoranza; non accettano opinioni diverse dalla loro minoritaria opinione personale; in nome della democrazia pretendono l’adozione di usi, costumi ed etiche contrari agli usi, costumi ed etiche della maggioranza. Si dicono democratici specialmente quando pretendono di rappresentare tutti gli altri ma nessuno li ca…pisce e nessuno li vuole.
Danno del “fascista” a chi dissente dal minoritario pensiero unico di quel aggregato umano che si paragona ad un altrettanto minoritario aggregato marino come quello delle sardine, ignorando che i fascisti, nel 1914, erano una minoranza che andò a sacrificarsi per l’Italia nelle trincee del Carso e sulle rive del Piave.

Il loro è un pensiero minoritario, spacciato per democratico, che cercano di imporre manganellando – oggi ancora a parole, domani forse di nuovo con gli estintori – chiunque dissenta dal loro pensiero.
Prima ancora che si parlasse di sardine, di “democratici” come loro, a Modugno, ce n’erano già tanti.
Con una democratica minoranza numerica hanno gestito la città, contro il volere della maggioranza che non li ha votati.
Questo grazie alle decisioni prese, democraticamente, 5 anni fa da una insignificante minoranza in qualche riunione dove alcuni, democraticamente, hanno fatto valere la loro opinione contro tutti gli altri.

Errore che si sta ripetendo oggi a Modugno.
Negli ultimi 12 mesi, per più di una volta al mese, i candidati democratici alla carica di sindaco si incontrano per decidere “democraticamente” chi dovrà assurgere a candidato unitario del centro sinistra nelle prossime consultazioni comunali. Democraticamente, tutti gli autocandidati, forti a volte solo del loro unico personale consenso, si incontrano per confrontarsi e dibattere su di un unico argomento: “chi è meglio di me?”.
Inutile dire che in un anno di incontri, per svariate volte, prima ad uno poi ad un altro, a rotazione, è stato concesso un parziale consenso a rappresentare tutti gli altri. Tutti però contrari a quelle “primarie” che caratterizzano il Partito Democratico. Partito democratico che a Modugno, in molti, assicurano sia democraticamente diviso in più parti, tutte minoritarie. Alcuni sono pro candidato unico, altri pro consultazioni primarie, altri ancora sono pro i loro vecchi amici. Questi ultimi, sempre a detta di qualcuno, sono solo un paio, ma sono i più democraticamente potenti.

insomma solisti che se la suonano come se fossero un orchestra.

Fascista a chi?

A Maurizio Panettella? Ma si può dare del fascista a una persona solo con l’unico intento di offenderla?
Sempre più spesso per insultare qualcuno lo si accusa di essere un fascista. Per zittire l’interlocutore che non condivide le proprie argomentazioni gli si dà del fascista. Un termine scientemente usato come offesa, data la caparbia ignoranza della massa sull’esatto significato di fascista.
Fascisti sono stati, per oltre venti anni, tutti gli italiani fino al 25 luglio ’43. Parafrasando il Nerone di Ettore Petrolini, “l’ignobile plebaglia” in quella data “ringraziò” Mussolini e il fascismo passando dall’essere orgogliosi di dirsi fascista a utilizzare tale sostantivo come un insulto buono per tutte le occasioni.

C’è molta confusione sul fascismo, su come nasce, da cosa prende il nome e chi sono i primi a definirsi fascisti.

Il 5 ottobre 1914, pochi mesi dopo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo – l’attentato che scatenò la prima guerra mondiale – fu sottoscritto il “manifesto programmatico politico de Il Fascio rivoluzionario d’azione internazionalista” nel quale si asseriva “l’utilità della guerra come momento storico indispensabile allo sviluppo di società più avanzate in senso politico-sociale”. I firmatari erano tutti interventisti e sindacalisti rivoluzionari dell’Unione Sindacale Italiana.

È sul programma politico di tale manifesto che si baserà il movimento “Fascio d’azione rivoluzionaria” fondato a Milano, pochi giorni dopo, da Benito Mussolini, all’epoca ancora giornalista socialista, da Alceste de Ambris e Angelo Oliviero Olivetti, sottoscrittori del summenzionato manifesto, entrambi sindacalisti.

Dopo il lungo inverno della prima guerra mondiale, il secondo giorno dall’inizio della primavera del 1919 (il 23 marzo) sempre a Milano, Benito Mussolini ed altri si riunirono per creare “l'”antipartito”… cioè i Fasci di Combattimento, che faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra”. Molti dei fondatori erano di sinistra ma tutti si autodefinivano “fascisti”.

Ma perché si faceva sempre riferimento al “fascio”? Il termine latino fasces indicava i nastri di cuoio rosso che legavano i “fasci” di bastoni di betulla che costituivano i “fasces lictorii” simbolo del potere e dell’autorità dell’imperium romano. Il fascio di verghe, che fu poi assunto come icona del movimento e dell’ideologia fascista, voleva stimolare il senso di “comunanza” dei movimentisti: è impossibile spezzare un fascio costituito da numerose verghe, ognuna delle quali, invece, è facile spezzare singolarmente.  Tutto ciò a suggerire che l’individuo da solo non può nulla ma fino a quando rimane unito al “fascio” della collettività sarà invincibile.

La primordiale ideologia fascista incitava a privilegiare gli interessi della collettività rispetto a quelli di ogni individuo, ed esigeva che nessuna singola “verga” osasse mettere in discussione l’unità del fascio.

È facile oggi, un secolo dopo, rendersi conto che non è mai chiaro dove “un fascio di verghe” umano cominci e un altro finisca. Chi sono gli altri che dovrei vedere uniti a me nel fascio di verghe al quale appartengo? Perché non solo la mia famiglia o la città di Modugno, di Bari o la regione Puglia? e l’Europa? e l’intera specie umana sì o no?

Una cosa, invece, è chiara: offendere qualcuno chiamandolo fascista è un sicuro segno di ignoranza della storia. Dare del fascista a chi opera secondo la propria visione della realtà e si attiene fedelmente al rispetto degli obblighi che da questa derivano, non è un insulto, anzi. È il riconoscimento della sua coerenza.
Stia tranquillo, quindi, il consigliere Panettella, non si addolori ma gioisca per esser stato definito fascista.

Se proprio la petroliniana “ignobile plebaglia” volesse offendere qualcuno usando il sostantivo fascista con l’attuale accezione, non dovrebbe farlo con le persone coerenti, bensì con coloro i quali pretendono di piegare a proprio vantaggio l’opinione altrui. Quelli che forti della loro posizione sociale, istituzionale o gerarchica, obbligano gli altri a conformarsi ad una falsa realtà, negando o impedendo loro la scelta di una opinione diversa.  In breve con quelli per cui “la mia opinione è l’opinione suprema cui dovete attenervi; non potete anteporre, agli interessi della mia opinione, alcun diverso interesse, di qualsiasi gruppo o individuo. Anche se la mia opera procura danni a migliaia di persone non dovete avere dubbi nel sostenerla. Se non lo fate dimostrerete di essere degli spregevoli traditori”.

Quale opinione, oggi, ritenendola pericolosa viene etichettata come fascista? Come si fa a sapere se qualcuno è un fascista? Molto semplice. Esiste un solo criterio. Se l’opinione di quella tale persona promuove gli interessi di chi è al comando è una buona opinione. Se non li promuove è la fascista opinione di un fascista.

Dal “siate ribelli” alla irrilevanza

Dall’appello alla rivoluzione elettorale, all’irrilevanza del consiglio comunale; siamo passati, con estrema leggerezza, dal proclama elettorale sull’importanza del voto dei modugnesi, alla certificazione dell’irrilevanza del voto dei consiglieri comunali. Dal “Siate ribelli, siate eversivi, votate in libertà, senza farvi condizionare” concionato in campagna elettorale, si è giunti alla dichiarazione chiara e incontrovertibile della futilità dei consigli comunali.
Il consigliere di maggioranza, Maurizio Panettella, nell’ultimo consiglio comunale, ha chiesto al segretario comunale se tutte le proposte formulate dai consiglieri comunali sarebbero state, in seguito, inserite nel DUP il Documento Unico di Programmazione. Alla domanda del consigliere ha risposto invece l’assessore Banchino che, in sintesi, ha chiarito che i consiglieri comunali possono proporre e votare ogni iniziativa possibile e fantasiosa, una per volta o votarle alla fine tutte insieme nella delibera, ma nel DUP saranno inserite solo quelle che la giunta riterrà fattibili e rispondenti a quello che l’amministrazione ritiene giusto fare. Insomma, i consiglieri possono proporre tutto quello che a loro viene in mente, tanto il loro parere è irrilevante. Decide solo la giunta.
Tradotto in amministrativese, la lingua usata da sempre nelle oscure stanze del palazzo “mi dispiace ma io so io e voi non siete un…”

Onestà e disattenzione

Incuriosito da quanto asserito da un ex consigliere comunale durante un convegno, ho cercato di risalire alla documentazione relativa ai fatti segnalati. Gli scarsi riferimenti non hanno reso facile la ricerca ma, cercando a fondo fra le varie cartelle del mio pc, sono riuscito a ritrovare la delibera del consiglio comunale cui faceva riferimento l’ex consigliere: la n° 27 del 28/05/2014.

L’ex consigliere, parlando dell’incoerenza dell’allora e attuale sindaco, capace di “trascinare, coinvolgere le persone” asseriva che Magrone è stato eletto parlando di onestà ma al momento di governare la città si distacca dalla realtà, fino al punto di permettere che “consiglieri comunali hanno presentato emendamenti a favore di cooperative nelle quali loro erano coordinatori, emendamenti per 150 mila euro…”!!!

Un enorme conflitto di interessi, insomma, che a quanto pare è stato denunciato dall’ex consigliere in un esposto alla procura del quale, fino a quel giorno, non ha ancora ricevuto alcun riscontro.

Quando, per “capire” di cosa avesse parlato, ho contattato l’ex consigliere, mi ha detto che non aveva alcuna voglia di approfondire l’argomento “siamo nell’imminenza di una campagna elettorale e sono sicuro che saranno in molti quelli che, per un verso o per l’altro, strumentalizzeranno le mie parole.”

Non restava che chiedere chiarimenti ad altri consiglieri dell’epoca.

Ora non accusate chi scrive di voler approfittare di ogni occasione per parlar male del sindaco, non lo farò. Parlerò, invece, del conflitto di interessi di molti dei consiglieri di allora e di quelli di oggi, e proprio in conseguenza dell’imminente campagna elettorale, mi asterrò dall’indicarli per nome. I diretti interessati, i loro colleghi e sostenitori capiranno di chi parlo e forse capirà anche chi dovrebbe sorvegliare su queste problematiche.

In quel consiglio comunale si votava per l’Adozione del 3° Piano Sociale di Zona anni 2014 – 2016.

  • Durante il dibattito in aula un consigliere comunale interviene su progetti presentati da una associazione di cui egli stesso è coordinatore e la di lui moglie, dipendente a tempo indeterminato del comune di Modugno, ne è Presidente. Il consigliere chiedeva, ed otteneva, che venissero effettuate delle correzioni alle indicazioni riportate nella scheda n°34 del P.d.Z. relative ai progetti da lui stesso presentati. L’assessore dell’epoca riepilogava così le cifre “…Poi nella scheda 34 è sbagliato in questo caso il totale, se vedete importo totale programmato ci dà 59.971, ma come potete semplicemente constatare dalla somma dei contributi messi tra parentesi il totale corrisponde a 208.370,46. come si evince leggendo di seguito… “ ed in seguito proponeva che le correzioni chieste dal consigliere/coordinatore/proponente dei progetti, venissero approvate.
  • Nello stesso consiglio comunale, nel dibattito, interviene un altro consigliere, dipendente di una cooperativa sociale di Gravina di Puglia che si occupava, fino all’anno scorso anche a Modugno, di assistenza a quei bambini che le amministrazioni, troppo spesso, preferiscono affidare ai servizi sociali invece di aiutare le loro famiglie a mantenerli (vedi Bibbiano). “Io vedo che comunque si sta facendo un po’ di confusione oggi, soprattutto per quanto concerne l’inserimento nelle varie strutture” e rivolgendosi ad un altro consigliere “quando si parla di previsione, e giustamente poi bisogna parlarne, però quando si parla di risorse umane, di persone, è difficile essere molto precisi. Perché anche segnalare il disagio è complicato. Ti faccio un esempio, parliamo veramente per ipotesi, che ci sia uno sbarco di mille ragazzini tunisini, e 30 sono a carico del Comune di Modugno. Questo è un imprevisto, come fare fronte? Non voglio una risposta, però è un imprevisto che potrebbe capitare. Quindi parlare con determinazione e decisione su previsione, quando si parla di ragazzi io andrei un po’ con i piedi di piombo, tutto qui.” La risposta del collega evidenzia come fossero in tanti a conoscere il conflitto di interessi del consigliere in questione “Scusami Xxxxxxx me lo vieni a dire a me questo discorso, no non perché sia chissà chi, ma il discorso, l’accento non era sui servizi sociali. Perché qui stiamo parlando di implementare i servizi sociali. Però me la tiri Xxxxxxx. Se la spesa del 2013 su 638 mila 404 sono al …” (e qui fa il nome della cooperativa di Gravina di cui il consigliere è stato dipendente fino a poco tempo fa) xxxxxxx, il problema attenzione. Non mi devi rispondere, però sei anche Presidente della commissione servizi sociali che mi dovrebbe rispondere, però non mi puoi rispondere. E la fermiamo qua.”
  • Al consiglio comunale, oltre ai due consiglieri di cui sopra, anche un’altra consigliere era in conflitto di interessi – ed avrebbe dovuto astenersi dal dibattito – in quanto una sua sorella era dipendente della stessa cooperativa di Gravina di cui si accennava prima. Escludendo il primo, gli altri due consiglieri sono oggi presenti nella maggioranza. Alla fine del dibattito il P.d.Z. venne approvato con 13 voti favorevoli e sette astenuti. C’è da chiedersi se i tre consiglieri in conflitto di interessi non avessero partecipato ai lavori il piano sarebbe stato approvato? (una curiosità: tre mesi dopo Magrone viene sfiduciato. I tre consiglieri in evidente conflitto di interessi gli restarono fedeli).
  • Nell’attuale consiglio comunale sono presenti altri consiglieri comunali il cui mandato amministrativo li pone in conflitto di interessi: uno fa il  giornalista, uno è sindacalista in una grande azienda dell’ASI, uno fa il progettista di cooperative sociali e non convoca la commissione di cui è presidente, tutti in conflitto di interessi. I consiglieri comunali, gli assessori e il sindaco, tutti loro dovrebbero sapere di chi parlo.

Chi ricopre cariche istituzionali come quella di consigliere, assessore o sindaco, ha il dovere dell’imparzialità; qualora si presenti la necessità di decidere su interessi personali o professionali suoi, o che riguardano i suoi famigliari più stretti, dovrebbe perlomeno astenersi dal partecipare alle decisioni quando vengono esaminati e posti a votazione questioni che potrebbero procurare loro dei benefici. Come evidenziato sopra, però, questo in quel consiglio comunale, presieduto forse in maniera disattenta dall’attuale sindaco, non è stato fatto.

Non ce la fanno più

E QUESTO QUANDO CADE?

Qualche tempo fa un componente della giunta Magrone, incrociato per strada, dopo aver risposto ad un cenno di saluto, ha richiamato la mia attenzione con un «senta, signor Oro» al quale non potevo far altro che rispondere con un meravigliato «sì? Mi dica», «senta vorrei che lei desse un’occhiata a questi documenti». L’assessore, a questo punto mi ha dato alcuni fogli. (Sono la nota 1 e la nota 2 consultabili cliccando sopra).

Succede, a volte, che chi non sopporta più di essere trattato male da qualcuno, incontrando una persona che ha sempre contrastato quel qualcuno, forse per calcolo o forse per l’effettivo superamento del suo livello di sopportazione, approfitta del casuale incontro per sfogare tutta la sua amarezza, raccontando le varie angherie e prevaricazioni subite.

Dopo aver dato una veloce e sommaria lettura alle due note, molte erano le domande che volevo porre ma il tempo e il luogo non erano idonei, eravamo per strada, pertanto si è convenuto di incontrarci in un altro momento e lontano da occhi indiscreti. Quello che segue è la sintesi di quello che è emerso durante il successivo incontro.

Dopo i convenevoli e le tipiche domande senza alcuna importanza poste da entrambi per “rompere il ghiaccio”, il dialogo si è svolto più o meno come lo trascrivo qui, con in più alcune precisazioni.

Oro – «Assessore, ho avuto modo di leggere i documenti che mi ha lasciato. Era da tempo che sentivo parlare degli argomenti trattati in quelle due note di Lombardi ma non avevo riscontri certi. Ho approfondito le questioni di cui si fa cenno e ora ho anche la delibera e il verbale al quale si riferiscono oltre ad una nota inviatavi il 21 maggio che dovrebbe conoscere. Prima di affrontare l’argomento però le chiedo come pensa che dovrei divulgare queste notizie; è un “tanto per sfogarmi” che dovrei mantenere riservato come una “confidenza personale” o ne posso scrivere liberamente?».

Assessore – «Sig. Oro, quello che le chiedo è solo di mantenere il riserbo sul mio nome. Non ho alcuna voglia di impelagarmi in una “guerra” con Nicola Magrone, collaboro con lui da tempo e non voglio che tutto quello che ho fatto vada perso»

O. – «va bene, cercherò di non far capire lei chi è». (È per questa ragione che ho elaborato un po’ il dialogo) «Mi dica però le ragioni di questo incontro»

A.- «non mi sento più a mio agio in questa amministrazione, si sono venute a creare delle situazioni nelle quali non mi ritrovo e che non riesco a contrastare e né tantomeno ad impedire. Come quelle, gravissime, descritte nei documenti che le ho dato l’altro giorno»

O. – «Ok, cominciamo da questi, il 21 maggio e il 2 agosto scorso avete ricevuto le note di cui sopra, ne avete discusso in giunta o in incontri informali fra di voi?»

A. – «no, dal 2 agosto ad oggi non c’è stata alcun incontro di giunta» (l’incontro è avvenuto prima del 20 agosto)

O. – «ma non ne avete nemmeno parlato fra di voi, informalmente?»

A. – «no»

O. – «scusi se glie lo dico ma queste note, specialmente quella che riguarda il verbale, denunciano una situazione di estremo degrado della legittimità degli atti amministrativi. Chiedere una permuta del cento per cento per una particella che non è di proprietà del comune in cambio di un immobile da adibire a “centro anziani” su uno stabile ad uso commerciale, appare quasi come una concussione perpetrata a danno dell’impresa edile. Impresa edile che denuncia pure una anomala dilatazione dei tempi per il rilascio di un permesso di costruire. Ho scaricato la delibera n° 59 del 7 maggio di quest’anno» (procedimento di adozione variante al PdL, vedi sopra) «nella quale si intima al comune di concludere entro 10 giorni, cioè entro il 12 agosto, l’iter di approvazione definitiva del procedimento. Ad oggi lei mi dice che la giunta non si è riunita, quindi?»

A. – «queste sono domande da porre all’assessore Benedetto. È lei che fa e disfa tutto quello che riguarda l’urbanistica e che dovrebbe “salvaguardare” l’amministrazione e tutti noi della giunta, sorvegliando che vengano applicate le giuste procedure e regolamenti edilizi. Spesso però noi assessori non ci sentiamo tutelati abbastanza e temiamo che siano state commesse delle irregolarità. come quella della particella di cui si parla nelle note. Negli ultimi tempi è andata a Roma per definire, con la società Autostrade, la proprietà di alcune aree per il progetto del rondò fra via Roma e viale della Repubblica. Non ha risolto nulla e la realizzazione del rondò ora è bloccata e non si sa quando e se mai si farà»

O. – «non mi è stato possibile consultare la delibera per il rondò, la delibera n° 42 del 26 marzo scorso, non è visionabile sull’albo pretorio. Inoltre mi risulta che è bloccato anche il cantiere del centro commerciale su viale della Repubblica, perché il proprietario di un supermercato concorrente si oppone alla sua costruzione»

A. – «non solo quel cantiere è bloccato; ce ne sono altri, basta andare in giro per la città e se ne trovano tanti, come quello vicino ai vigili urbani, dove è prevista la realizzazione di tre villette, mi pare che ora sia bloccato fino alla fine dei lavori del raddoppio delle FAL, mi pare per una questione di distanze»

O. – «ma quel suolo non era di proprietà della moglie di un consigliere comunale di maggioranza?»

A. – «sì e mi dispiace dirlo ma lui lo vendette per pochi euro perché gli dicevano che su quel suolo non si poteva costruire, invece hanno rilasciato il permesso»

O. – «certo che questo sindaco e questa assessore all’urbanistica sono bravi a rendere difficile se non impossibile la realizzazione delle infrastrutture utili alla città, vedi come è ridotto il parco, le strade, le piscine…»

A.  – «le piscine, ma lo sa che è solo colpa del sindaco se le piscine sono ancora chiuse? C’è voluto più di un anno per fargli capire come poteva essere risolto il problema delle piscine; ora sta perdendo tempo per concludere come s’è deciso di fare»

O. – «e del teatro e della casa di riposo che dovevano essere realizzate in via Paradiso nel comparto C3 ne avete mai parlato?»

A. – «in tutti questi anni questa è la prima volta che ne sento parlare»

O. – «non ci credo, possibile che non ha mai sentito parlare di quella lottizzazione abusiva?» (a questo punto, faccio leggere all’assessore, sul mio hipad, alcuni documenti relativi alla questione C3. Quelli qui allegati) «non sa che quella questione è inserita fra le altre del processo che vede coinvolti i due sindaci precedenti, Rana e Gatti insieme ad altri politici, professionisti e alcuni tecnici dell’ufficio tecnico di Modugno? Eppure è proprio grazie a quello scandalo che Magrone è riuscito a diventare sindaco»

A. – «mi creda, il sindaco non ne ha mai parlato e nemmeno l’assessora Benedetto ne ha mai fatto cenno. Eppure mi risulta che sia parente dell’ex sindaco Pino Rana; infatti la madre della Benedetto, è cugina di Pino Rana»

O. – «addirittura, la vicesindaco Benedetto è parente dell’ex sindaco Rana; certo che Nicola Magrone ci tiene alla famiglia, alle parentele. A proposito, il trullo, che fa, lo abbatte? Il Tar, all’inizio di giugno» (il 4 giugno, leggi sentenza del Tar qui) «ha rigettato il ricorso contro l’abbattimento del trullo, e sono passati i due mesi durante i quali si poteva opporre appello alla sentenza. Non è stato fatto e quindi ora si dovrebbe procedere all’abbattimento ordinato già nel novembre/dicembre del 2017. Così come si dovrebbe procedere all’abbattimento anche di quella vecchia costruzione vicina al parco S. Pio, i cui proprietari si dice siano parenti, per parte di madre, di Nicola Magrone. Anche per quella costruzione c’è una sentenza del Tar» (la n° 1322 del 18 ottobre 2018 qui allegata) «che è stata posta alla vostra attenzione e di cui si accenna nell’allegato alla delibera n° 59 del 7/5/19 di approvazione della variante per la maglia “N” alla quale accennavamo prima»

A. – «di questa faccenda l’assessore Benedetto non ha ritenuto opportuna chiarire gli aspetti urbanistici che tale sentenza del Tar ha comportato, per il trullo, invece, ma lo sa lei che due anni fa siamo stati oltre tre mesi che non si parlava d’altro che del trullo? Mentre ora non se ne parla più. Tutto a causa del nipote…»

O. – «a proposito, è vero che Nicola Magrone vuole candidare il nipote, Paolo Magrone, a prendere il suo posto da sindaco?»

A. – «Paolo? Non credo, lo zio Nicola non lo stima molto; invece in molti pensiamo che voglia appoggiare la candidatura a sindaco della Benedetto»

O. – «e gli attuali consiglieri di maggioranza voterebbero per la Benedetto sindaco? Non mi pare che sia molto amata»

A. – «in effetti viene vista da molti come l’assessore “so tutto io”, si infila in ogni discussione e spesso molti di noi assessori hanno dovuto, diciamo così “calmarla” e chiederle di non interferire nei nostri assessorati»

O. – «negli ultimi tempi ho visto un po’ di “maretta” tra la giunta e i consiglieri di maggioranza; specialmente nell’ultimo consiglio comunale. Ma c’è unità di intenti o i consiglieri cominciano a prendere le distanze da voi assessori e dal sindaco?»

A. – «ho capito a cosa si riferisce, alle dichiarazioni del consigliere Pazienza contro l’assessore Alfonsi; tutta opera di Nicola Magrone che non vede di buon occhio la relativa indipendenza non solo di Antonio ma anche quella di molti di noi assessori»

O. – «beh la neo assessora alla cultura è stata difesa da Magrone in aula, a proposito come arriva a Modugno l’avvocato Leandro?»

A. – «arriva a seguito della vicenda del trullo, è lei che ha curato la vicenda del procedimento contro quelli che hanno reso di dominio pubblico la notizia dell’abuso edilizio del trullo»

O. – «Ho capito, la questione che riguarda i due consiglieri comunali del Pd, oltre a due architetti dell’Ufficio Tecnico comunale, a un esponente del Pd locale e un noto  giornalista di Bari, tutti compreso me, Pino Oro, che la sto ascoltando»

A. – «già, anche per questo voglio che lei scriva quello che le ho detto, non si può premiare qualcuno affidandole un incarico, remunerato dall’amministrazione comunale»

O. – «mi dia il tempo di raccogliere e mettere in ordine un po’ di documenti e pubblico tutto quanto. Arrivederci e grazie»

A – «grazie e arrivederci. Signor Oro, stia attento a quello che scrive, Nicola Magrone sa essere molto vendicativo»

O. – «ma no, cosa può succedermi? ha visto gli ultimi sviluppi a Roma? il M5S abbraccia i reprobi del Pd e non succede niente. Può essere pure che alla fine io e il sindaco ci abbracciamo e se io abbraccio Nicola Magrone cosa vuole che possa succedermi, non è mica contagioso»