L'opinione di Massimo Angiulli sul ridimensionamento scolastico a Modugno

Massimo Angiulli - facebook

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In merito al tema del dimensionamento scolastico il sottoscritto ritiene inopportuno che sia l’amministrazione comunale a decidere senza il contributo utile e necessario dei protagonisti della scuola modugnese. In particolare del tavolo permanente vigente e mai attivato. In esso infatti tutte le figure operanti nel mondo della scuola sono rappresentate.

Ma ancor più le decisioni di tale portata storica e rivoluzionaria che mal si conciliano con la fretta, l’urgenza e la necessità solo di tagliare risorse, ma poco danno di reale beneficio alla scuola tutta, andrebbero concordate e conciliate con le esigenze di tutti. Anche alla luce del parre dell’Assessora dott.sa  DI RONZO che in una pubblica riunione con gli operatori della scuola ha dichiarato la sua volontà ferma per l’istituzione di 4 comprensivi per poi essere sconfessata il giorno dopo da una dipendente dell’ufficio che comunicava per le vie brevi ,agli operatori scolastici presenti a quell’incontro, che la Giunta comunale si era indirizzata invece sui 3 comprensivi. Tutto questo è strano poco chiaro ed ambiguo e lascia spazio a mille dubbi ed ipotesi frutto di superficialità, pressapochismo e interessi diversi da quelli per cui si sta discutendo. Lo dimostra anche l’atteggiamento mostrato dall’amministrazione comunale per altre necessità legate ai servizi da garantire alle scuole del territorio(vedasi mense,trasporti,strutture,sicurezza ecc…)Si parla di risorse ma si dimenticano le PERSONE,GLI ALUNNI LE FAMIGLIE…..  Si deve tener conto,secondo me,In primis del parere dell’utenza e cioè delle famiglie,degli insegnanti e poi dei dirigenti scolastici che insieme all’amministrazione,che poco sa e A CUI MOLTE VOLTE la politica richiede POCA COMPETENZA ,può decidere senza fare scelte errate e poco legate alle esigenze del territorio. Tra l’altro il termine richiesto dalla Regione Puglia non è né perentorio,né sanzionatorio e quindi tale scelta può tranquillamente farsi con tempi più adeguati ed opportuni a far sì che si possa partorire una decisione più adeguata e condivisa da tutti. Quindi il sottoscritto anche in qualità di Presidente del Consiglio ma soprattutto  da genitore richiede una deroga nei tempi almeno sino al 30 marzo 2012,termine successivo alla scadenza delle preiscrizioni, per decidere su basi e dati di fatto più certi e richiede immediata convocazione del tavolo permanente con la presenza necessaria delle famiglie e degli insegnanti di ogni ordine e grado.
Scelte che si possono fare nei prossimi tre anni con adeguata e necessaria modulazione,per il bene e il miglior uso e fruizione del servizio per garantire a tutti il diritto allo studio previsto dalla Costituzione e per garantire a tutto il territorio di ricevere una formazione di qualità,con continuità e didattica e non solo destinato a far ancor più e sempre la didattica una scuola di burocrati,amministratori,contabili e esecutori di ordini amministrativi della politica che nulla ha e deve avere a che fare con l’educazione e la formazione delle generazioni future della nostra città.

Dimensionamento rete scolastica a Modugno

altRiceviamo e pubblichiamo quanto ci è stato inviato dal prof. Fedele Pastore.

Con l’approvazione della delibera sul dimensionamento della rete scolastica modugnese, la Giunta Comunale si è assunta una grande responsabilità nei confronti di migliaia di utenti fruitori e di operatori del servizio scuola nel nostro Comune.
Si è trattato certamente di un’operazione laboriosa e complessa che doveva tener conto di tante esigenze di tanti, ma il ruolo della politica e quello degli amministratori risiede nel salvaguardare gli interessi più ampi, quelli di un’intera comunità. E ridurre a soli tre istituti, comprensivi di scuola materna, elementare e media, dai sei attualmente funzionanti, l’organizzazione e la direzione delle attività delle scuole, appare contraria ai principi di buona funzionalità e controllo di un servizio che deve avere l’ambizione di far crescere, di formare una popolazione di oltre 4600 alunni. Tanti sono quelli attualmente frequentanti le nostre 14 scuole cittadine. E, quindi, non è per nulla fuori luogo ipotizzare serie difficoltà nella formulazione di orari delle attività didattiche mattutine e pomeridiane, controlli di sedi distaccate, assenze quotidiane, utilizzi di ambienti scolastici ecc. ecc. Ogni scuola, ogni dirigente scolastico avrà, quindi, il compito di sovrintendere all’organizzazione di un servizio per circa 1500 alunni, una addirittura per oltre 1600, alla “distribuzione” di personale docente e non docente nelle varie sedi, ai rapporti con le famiglie, alla salvaguardia di suppellettili e tecnologie in dotazione e tanto altro.

 

Senza dire di graduatorie d’istituto con docenti e non docenti che verranno dichiarati perdenti posto o “spezzonisti” e che dovranno “pellegrinare” da una sede o da una scuola all’altra con tutto quel che ne consegue in fatto di orario di lezione, di continuità didattica e di stress degli insegnanti o di quanti altri coinvolti. Ma non è tutto. Le finalità degli atti regionali mirano, attraverso gli istituti comprensivi, a “sburocratizzare” la gestione delle scuole. Nella fattispecie, così non sarà se si pensa a ciò che avverrà, nella prospettiva, quando non vi sarà corrispondenza di riversamento di iscrizioni dalla scuola materna a quella elementare, alla media.
Si poteva fare meglio? Certamente si potevano prevedere almeno quattro, se non addirittura cinque istituti comprensivi proprio in considerazione di quello che la legge prevede quando si riferisce alle specificità, alle caratteristiche socio-economiche di un territorio. Non si è voluto guardare a quel versante. Purtroppo.
E tutto ciò è avvenuto – va tristemente constatato – nel totale silenzio delle forze sindacali, delle forze politiche. Di quelle imprenditoriali che dovrebbero guardare con attenzione al mondo della scuola su cui si reggerà il benessere e la crescita futuri della nostra comunità.

Come mai è potuto accadere tutto questo? Una ristretta “casta” ha approfittato del problematico contesto in cui versa l’Amministrazione Comunale? Il dott. Giovanni Lacoppola, direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale si esprimeva duramente giorni or sono su una nota testata giornalistica: “in alcuni comuni è prevalso il clientelismo, rispondente esclusivamente alle logiche delle lobbies professionali e politiche, a discapito degli interessi degli studenti, delle loro famiglie, del personale ATA e della scuola nel suo complesso”. E qui a Modugno cosa è avvenuto?
Nella malinconica convinzione che non siano stati considerati gli interessi dei cittadini modugnesi, rimane solo l’auspicio che gli organismi tecnici e politici della Regione Puglia, più volte sensibili alle problematiche scolastiche della nostra città, pongano l’opportuno e indispensabile rimedio a ciò che è stato deliberato.

Modugno 05/01/2012

Gatti come Rana?

altDalle sedi dei partiti che compongono la maggioranza dell’amministrazione Gatti giungono segnali inquietanti.

Quello che negli anni di amministrazione Rana era diventata una prassi per il centro sinistra e cioè: l’entrare in crisi, il discutere su come superarla ed infine varare un nuovo elenco di assessori per andare avanti un altro po’ di tempo prima di: un’altra crisi, altre discussioni ed ancora altri assessori e così via, sembra stia per ricominciare. Il PD modugnese, oggi come allora primo partito della maggioranza, continua a dimostrare di non essere in grado di assumerne la guida.

Sembra stia avvenendo proprio il contrario di quello che nel giugno del 2010, dopo l’ennesima crisi della giunta Rana, il suo segretario cittadino si riprometteva – “non lascerò sfibrare, svuotare ed avvilire questo pd di modugno in estenuanti ed interminabili trattative o rincorse dietro le singole ambizioni di una vecchia logica di visibilità o di potere”. Per tutti gli italiani si prospetta un lungo periodo di sacrifici: disoccupazione, aumento delle tasse, riduzione del potere di acquisto e di sicuro, per i modugnesi, affrontare questa crisi senza un governo cittadino che sappia affrontare le emergenze che si creeranno a breve per la riduzione delle risorse da destinare ai più sfortunati, all’assistenza ai disabili, ai servizi per gli anziani sarà ancora peggio.

Ritrovarsi dopo appena sei mesi con un sindaco in balia di qualche consigliere con il mal di pancia, con un vicesindaco dimissionario, con l’ufficio tecnico che sembra essere diventato il porto delle nebbie in cui i tecnici e gli operatori attendono le sentenze del TAR per orientarsi nel disbrigo delle pratiche a loro affidate. Non basta la buona volontà per essere dei bravi amministratori, per fare il sindaco non basta vincere le elezioni e questo Mimmo Gatti lo ha capito; ora caro sindaco tiri fuori le sue doti nascoste e si attrezzi per governare la città, metta in pratica il proposito del segretario del partito da cui si è sospeso “…la democrazia e la partecipazione corrono sempre il rischio dell’inquinamento ma i giochetti offendono ancor di più la dignità e l’intelligenza degli iscritti di un partito che sia capace anche di scelte impopolari ma fedeli ai valori del centrosinistra e, talvolta, scelga anche di perdere, conservando la propria dignità (….) la strategia politica non mascheri il mercimonio (….) il compromesso non venga elevato al rango di mediazione, arte sempre da esercitare con la massima oculatezza e il massimo confronto“.

Poi se proprio non ci riesce faccia il bel gesto di andarsene a casa portandosi dietro i suoi “compagni” di sventura. Farsi ricordare per un gesto così eclatante sarebbe senz’altro più dignitoso che ripetere la lunga agonia dell’amministrazione che l’ha preceduta.

Dimissioni del vicesindaco, crisi o rilancio?

altCon le dimissioni di Filippo Bellomo verrà meno la coesione politica dell’attuale maggioranza? Il sindaco Gatti a chi affiderà l’incarico di vicesindaco? Saranno necessarie lunghe contrattazioni fra i vari referenti dei partiti che compongono l’attuale maggioranza o sarà l’UDC a comunicare il nominativo del nuovo vicesindaco? E manterrà la delega alle attività produttive o ci sarà una ridistribuzione degli incarichi?

Le modalità con le quali saranno date le risposte ai tanti interrogativi suscitati dall’uscita di scena di Filippo Bellomo daranno la misura definitiva delle qualità politiche dell’attuale maggioranza. Tempo per dimostrare di essere in grado di governare la città, il sindaco Gatti e i partiti che lo appoggiano, ne hanno avuto ma i risultati non sembrano all’altezza delle aspettative di quanti hanno votato per loro. La mancanza di iniziative e di risultati denunciata dall’ex vicesindaco è causata dalla crisi che ormai pesa su tutta l’Europa o è dovuta a carenze della maggioranza? L’estromissione dal consiglio di amministrazione dell’ASI del rappresentante del comune di Modugno non è un fatto da poco però iniziative in merito non se ne vedono, ha ragione quindi Bellomo quando dice che l’amministrazione è ferma?

I partiti e i movimenti politici che compongono la maggioranza sono gli stessi che compongono la maggioranza alla regione Puglia con in più, a Modugno, L’UDC di Peppino Longo che a Modugno è nato e ci vive; allo stato attuale però non sembra che l’amministrazione Gatti ne abbia saputo trarre alcun vantaggio. Non è solo Bellomo che dice che questa maggioranza non funziona. Questa maggioranza, ha ricevuto dagli elettori il mandato a governare per cinque anni la città; deluderà i propri elettori dimettendosi, come ha fatto Filippo Bellomo, dando così ragione a quanti ne criticano l’operato o approfitterà dell’attuale momento di crisi per attrezzarsi ed operare per dare alla città quelle risposte di cui l’ex vicesindaco denuncia la mancanza? Il sindaco Gatti saprà rimediare alle evidenti lacerazioni interne del suo partito e ricreare le sinergie che tanto gli sono state utili in campagna elettorale?

Il PD coinvolgerà i consiglieri regionali che hanno contribuito alla nomina a sindaco di Mimmo Gatti e presentare un fronte unico per rimediare allo scippo dell’ASI perpetrato a danno dell’intera città di Modugno dal sindaco di Bari Emiliano? Insomma l’azione di Bellomo è il segnale di inizio della crisi politica di questa giunta o le sue dimissioni da vicesindaco sono l’onesta ammissione dei propri limiti? Si è dimesso perché la giunta non funziona o perché ha capito di non avere le capacità che la gente gli attribuiva? E il sindaco Gatti darà ragione a Bellomo dimettendosi o rilancerà l’azione politica della maggioranza dandogli torto? In entrambi i casi finalmente saranno date delle risposte.

Il peso del debito pubblico

altQuarantatremila miliardi di dollari, più di trentunomila miliardi di euro che se moltiplicati per 1936,27 lire per ogni euro fa 60 milioni di miliardi; circa. Cinquemila euro per ognuno degli oltre sei miliardi di abitanti della terra.

 

Noi italiani saremmo fortunati se potessimo pagare solo 5.000 euro a testa per pagare tutto il debito pubblico italiano, ma per pagare i 1.900 miliardi che abbiamo di debito ogni abitante del bel paese dovrebbe sborsare 33.000 euro.Ma come è stato possibile accumulare tanti debiti? E come sono stati spesi tanti soldi? E dove sono finiti? Se ci sono debiti ci sono crediti e i soldi non spariscono, ci sono; non circolano ma ci sono.

Quello che alimenta la crisi non è il debito ma la mancanza di denaro, che non circola. Se il denaro non circola non si possono pagare i debiti, se le aziende vengono pagate in ritardo rallenteranno i loro pagamenti, ritarderanno l’accredito dello stipendio dei dipendenti che a loro volta ritarderanno o ridurranno i loro consumi. Meno soldi girano più aumentano i debiti. A vantaggio di chi i soldi li presta, vendendoli ad un prezzo che non sarà mai possibile pagare.

Con la circolazione delle monete d’oro o d’argento si restituiva un prestito aggiungendovi una percentuale che teneva conto dell’usura delle monete che nel tempo perdevano peso. Ogni moneta aveva il suo valore, immutabile nel tempo, ma il suo peso variava per l’usura, quindi l’usura, l’interesse era un rimborso della perdita di peso della moneta nel tempo. Nell’antico testamento, la legge di Mosè prevedeva, ogni 50 anni, la remissione dei debiti; ogni giubileo comportava, tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Aristotele asseriva che Nummus nummum parere non potest (il denaro non può generare denaro) e spiegava come solo dal lavoro umano o dal suo intelletto potesse nascere la ricchezza.

Poi sono nate le lettere di credito. Gli orafi fiorentini consegnavano, a chi depositava nei loro forzieri monete d’oro e gioielli, della carta, della semplice carta su cui era scritto quanto era stato depositato nella loro cassaforte. Emettere lettere di credito per un valore superiore a quanto si avesse nei forzieri fu il passo successivo. Altrettanto semplice fu il passare dalle lettere di credito alle banconote che garantivano (e questo fino al 1971) di restituire, in oro, il valore indicato sulla banconota stessa. Da allora, abbandonata la cosiddetta parità aurea, ogni nazione ha potuto emettere titoli di debito (in Italia BOT, CCT, ecc) che acquistati dalle banche vengono da queste ultime venduti ai risparmiatori che in ultima analisi acquistano quote del proprio debito pensando di guadagnarci.

Trentunomila miliardi di euro; in banconote da cento euro, del peso di 1 grammo, vuol dire un peso di 10 kili per milione e cioè dieci tonnellate per miliardo e quindi trecentodiecimila tonnellate, di carta, di semplice carta. Magari sarà proprio per questo che il debito pubblico “pesa” sulle spalle di tutti noi.