Antonio Nigro chiarisce

altIn riferimento alla nota politica diffusa giovedì 9 , riguardante i “moderati e popolari”di Modugno , trovo doveroso precisare che lo scrivente fino a prova contraria “al momento” appartiene al movimento che mi ha visto socio fondatore , nonostante qualche criticità nel modus operandi. “Quindi mi dissocio dalla nota e dalla scelta arbitraria con cui gli ex  MeP hanno diffuso il comunicato. Prediligo le scelte discusse anche animatamente ma condivise!”

Questa è la dichiarazione inviataci da Antonio Nigro dopo la pubblicazione della nota politica in cui il gruppo dirigente dei MeP di Modugno “non condividendo già da tempo le linee politiche poste in essere, manifestano il proprio dissenso comunicando la non appartenenza a tale movimento – e che –  l’intero gruppo oggi è protagonista di una nuova realtà di cittadini pronti a dare un contributo sociale fattivo.”

 

La precisazione inviataci da Antonio Nigro, che si dissocia da quanto dichiarato dagli ormai ex MeP, mette ancora più in evidenza la mancanza di quello che è alla base di ogni partito, associazione o movimento politico: la discussione, il dibattito, il confronto interno. I motivi della dissociazione da una comunità, da un gruppo, da un ideale a cui ci si ispirava, hanno sempre radici molto profonde e se uno dei soci fondatori dei Moderati e popolari di Modugno si ritrova in un elenco di dissenzienti – senza in fondo esserlo – ed è costretto ad inviare un comunicato stampa per ribadire la sua appartenenza al partito, dimostra, ancora di più che è arrivato il momento, per l’intera classe politica nostrana, di ricercare i motivi per cui in una società altamente tecnologica come la nostra, nella quale abbiamo raggiunto con i cellulari un livello di comunicazione che rasenta la telepatia, non riescono a dialogare, a farsi comprendere dalle persone con le quali parlano.

Questi episodi però fanno sorgere il sospetto che per i politici di Modugno il problema non è il non farsi capire dalle persone alle quali parlano, ma è proprio il non voler parlare. Quasi avessero paura di dimostrare che anche gli sciocchi sembrano saggi quando tacciono.

Highlander Gatti

altAlla fine rimarrà solo lui? Continua a ridursi il numero degli avversari politici di Mimmo Gatti.

Dopo le dimissioni di due dei suoi contendenti alla carica di sindaco presenti in aula – uno come consigliere di riferimento dell’ opposizione e l’altro addirittura come vicesindaco – e dopo aver evitato con un contestatissimo accordo politico la nomina a consigliere comunale di un altro suo antagonista, il sindaco Gatti vede diminuire ancora di più il numero dei suoi ex rivali. Il dimissionario assessore Saverio Vacca è stato uno degli altri due candidati alternativi alla candidatura di Mimmo Gatti nelle primarie che il PD locale ha organizzato in primavera per scegliere il candidato sindaco; l’altro candidato alle primarie del PD, Fabrizio Cramarossa, è l’attuale capogruppo del PD in consiglio comunale che non mostra, però, alcun segnale di abbandono, ed è fra coloro che dichiarano orgogliosamente di aver impegnato “le diverse posizioni del pensiero politico che animano il dibattito interno del PD locale” già dallo “scorso dicembre, all’indomani delle dimissioni di Bellomo, quando negli incontri di maggioranza si è cominciato a fare il punto sul primo semestre di quest’Amministrazione” e di aver “sempre ribadito, e continua a ribadire, la volontà di proseguire questa esperienza amministrativa lasciando INALTERATA la compagine di forze politiche che hanno contribuito all’elezione del Sindaco Gatti”.

 

Questo è un importante segnale che fa ben sperare sulla tenuta dell’amministrazione Gatti. Speranza condivisa sicuramente anche da chi gradirebbe essere governato da una amministrazione che non ha bisogno – come viene spiegato nella nota diffusa dalla coordinatrice modugnese del PD – delle dimissioni di un assessore per dare “al Sindaco e alla maggioranza(…) un primo possibile strumento per il rilancio dell’operato dell’intera Amministrazione”.

È auspicabile che quella che “risulta una ricostruzione grottesca, capotica, disinformata” e cioè “Il voler redistribuire le poltrone all’interno della giunta, approfittando delle dimissioni del vicesindaco Bellomo” sia davvero, anche dopo le dimissioni di Saverio Vacca, una semplice richiesta del PD “al Sindaco di privilegiare la qualità, la competenza, la passione civile e politica e di aborrire sempre ogni forma di compromesso al ribasso, per il raggiungimento degli obiettivi amministrativi che sono già indicati nel programma e sui quali l’Amministrazione ha cominciato ad operare”.

A conferma di ciò chieda il PD che restino in carica gli assessori nominati in “piena libertà del Sindaco, così come la legge prevede e a cui dovrebbe obbedire ogni partito, contrariamente alle logiche ricattatorie e di memoria “cencelliana” che, invece, hanno sempre guidato la politica di Modugno” anche ora che il PD ” ha rinunciato alla sua rappresentanza in giunta”. Questo sì sarebbe un segnale di cui la base del PD sarebbe orgogliosa e che dimostrerebbe inequivocabilmente “la malafede che contraddistingue, ormai sistematicamente, una folta schiera di sedicenti osservatori disinteressati” oltre a dare prova di “un responsabile ascolto dell’elettorato che chiede un rilancio dell’azione amministrativa ed una concreta conferma di sostegno al Sindaco” che porterebbe l’highlander Gatti a sperare davvero che lui, alla fine, non rimarrà da solo.

Catastrofe a scelta

altGli antichi greci usavano la parola catastrofe per descrivere il colpo di scena finale di un’opera teatrale che poteva, naturalmente, essere sia lieto che triste.

In una commedia è di rigore il lieto fine: dopo una serie di sospetti e di sventure ogni cosa viene capovolta e tutti si riappacificano e si riuniscono. Quindi la catastrofe di una commedia è un abbraccio o un matrimonio. In una tragedia tutto culmina in un finale terribile: dopo sforzi inenarrabili tutto è capovolto allorché il protagonista viene sconfitto dalle circostanze o dai malvagi avversari. La catastrofe della tragedia è quindi un colpo di scena drammatico, angoscioso, un disastro.

Con la sua improvvisa uscita di scena il vice sindaco delegato alle attività produttive, Filippo Bellomo, ha obbligato il sindaco Gatti a scegliere il finale che oltre all’UDC, il partito che aveva candidato a sindaco il dimissionario Bellomo e al quale per accordi politici spetterebbe l’indicazione del nuovo vicesindaco, coinvolge tutti i partiti della coalizione e la base dell’altro grande partito della squadra di maggioranza. Sono note le lamentele sulla scarsa rappresentanza in giunta del PD che, pur essendo il partito con il più alto numero di consiglieri comunali eletti, ha dovuto accontentarsi di un unico assessore, la cui nomina, fra l’altro, non è mai stata condivisa totalmente. Le “diverse posizioni di pensiero politico” (altri le chiamano correnti) che animano il dibattito interno del PD locale, sono concordi almeno su di un punto: bisogna approfittare dell’occasione offerta dalle dimissioni del vicesindaco per ridistribuire le poltrone all’interno della giunta.

Al sindaco Gatti però, che in campagna elettorale aveva promesso – e poi mantenuto – di nominare un assessore per ogni partito della coalizione a prescindere dal numero di voti raccolti, non va certamente giù il dover fare marcia indietro. Ora ai tanti problemi da affrontare come l’assenza nel C.d.A. dell’ASI; la mancanza di dirigenti; il basso livello dei rapporti con il sindaco di Bari Emiliano; l’attesa della conclusione delle indagini che lo vedono implicato e la popolarità in caduta libera, ha dovuto aggiungere la brutta gatta da pelare della ridistribuzione delle deleghe assessorili e questo lo costringerà ad ammettere, controvoglia, che quella che appariva già come una amministrazione ad andamento lento è in completa paralisi.

Oggi, dopo quasi due mesi, “l’urgenza” sembra risolta; in questi giorni dovrebbe svolgersi una riunione di maggioranza durante la quale dovrebbero essere concordati i nominativi dei nuovi assessori (il condizionale è d’obbligo) e finalmente i modugnesi conosceranno quale catastrofe ha scelto per loro il sindaco Gatti.

Bilancio consuntivo

altIl nuovo anno è cominciato da un po’ ed è tempo ormai di bilanci consuntivi.

Dopo il deficitario decennio 2001/2011 l’elezione a sindaco dell’ingegnere Domenico Gatti aveva dato l’impressione  che stesse per avere inizio uno di quei periodi di cui il Leopardi scriveva “Son dell’umana gente / Le magnifiche sorti e progressive”. Mimmo Gatti ha avuto a disposizione tutto il tempo necessario per confermare i suoi propositi espressi in campagna elettorale.

Le aspettative dei modugnesi rimangono però “aspettative”; neanche uno di quei provvedimenti che negli incontri privati, nei comizi in piazza o nei dibattiti pubblici erano stati indicati come cose da fare nei primi giorni sono stati fatti, a differenza di altri di cui ancora oggi non si capisce l’utilità, né tanto meno l’urgenza, come per esempio il licenziamento del responsabile del piano di zona Chiarantoni o l’approvazione del Centro Comunale di Raccolta dei rifiuti che sta agitando tanto le acque fino al punto che il maggior partito della coalizione che lo ha eletto, il PD, quasi come se fosse uno dei partiti all’opposizione, ha emesso un comunicato nel quale suggerisce al sindaco di apportare dei “miglioramenti” sostanziali ad un provvedimento del quale sicuramente era a conoscenza prima che venisse approvato dalla giunta, (se non lo era lo sarà stato sicuramente quando lo ha approvato in consiglio comunale).

Ora questa sembra essere una chiara posizione di dissenso del PD verso l’operato del sindaco. Ci sono altri episodi e provvedimenti che sembrano essere stati adottati senza alcuna coerenza se non quella di un continuo asservimento a logiche di potere politico mal gestito. La frammentazione del PD locale è evidente ormai: molti sono convinti che si siano formati, all’interno del partito, almeno tre gruppi perennemente in frizione fra di loro, tanto da bloccare l’operato di tutta l’amministrazione. Raccontano che tutti i provvedimenti vengono prima discussi in giunta, poi portati all’attenzione del PD e successivamente approvati o rigettati secondo il volere del partito, con grande disappunto delle altre componenti presenti in giunta. Le dimissioni da vicesindaco di Bellomo sembra siano state determinate in larga parte proprio da questo iter procedurale che si è instaurato all’insediamento dell’attuale maggioranza.

La stessa aria si respira negli altri partiti storicamente presenti nel quadro politico locale: certamente a molti non sarà sfuggito, percorrendo il primo tratto di via Cairoli, lo stato di abbandono in cui è l’insegna di quella che fu, o è ancora, la sede del PdL di Modugno. Nel passato sede del circolo di Alleanza nazionale dedicata a Pinuccio Tatarella e in seguito sede del PdL locale oggi è diventata l’emblema di una classe politica in perenne stato comatoso. Di altri ormai non si parla quasi più, non fanno più notizia.

Sono passati ormai 499 anni da quando Niccolò Machiavelli inviò al nipote di Lorenzo il Magnifico quello che molti giudicano essere il più importante trattato di politica che sia mai stato scritto. I nostri politici però dimostrano di non aver prestato molta attenzione ai suggerimenti del filosofo fiorentino o, quanto meno, di non averlo letto proprio se continuano a gestire la cosa pubblica senza tener conto di quella che il Machiavelli giudicava essere la forza dominante in ogni contesa politica: il Popolo, al quale, prima o poi, questa amministrazione dovrà presentare il bilancio consuntivo.

Vito Paparella (SEL) risponde a Fedele Pastore sul dimensionamento scolastico a Modugno

altA riscontro della nota del Prof. Pastore, da voi pubblicata, relativamente al tema del dimensionamento scolastico e della ipotesi di accorpamento in Istituti Comprensivi delle attuali scuole operanti sul territorio comunale, sento il dovere di intervenire per esprimere un’opinione diversa dalla sua per sottolineare alcuni elementi di condivisione del suo pensiero.

Come già più volte ribadito dall’Assessore alla Pubblica Istruzione dott.ssa Di Ronzo, la proposta iniziale dell’Amministrazione prevedeva un dimensionamento a quattro fondato, come Lei cita, sul criterio della specificità territoriale. A differenza di quanto Lei afferma, tale proposta è stata discussa e posta al vaglio dell’intera compagine amministrativa (maggioranza e opposizione), dei Dirigenti Scolastici e dei Consigli di Circolo (dei quali Le consiglio la lettura dei verbali di assemblea), delle Rappresentanze Sindacali e del territorio. Rispetto al rischio di burocratizzazione e di difficoltà organizzativa che Lei paventa, ritiene forse che i suoi colleghi, Dirigenti Scolastici ed Insegnanti, non avessero contezza della materia trattata? In particolare, al quartiere Cecilia, per il quale la prima proposta prevedeva l’istituzione di un istituto comprensivo (che sarebbe stato il quarto istituto comprensivo), si è tenuto un incontro fra l’intera Giunta, la Dirigenza scolastica, gli insegnanti ed i genitori degli alunni durante il quale è emersa con forza la contrarietà delle parti intervenute all’istituzione di un Istituto autonomo e la volontà di consolidare il rapporto esistente con la scuola media del centro cittadino che ha attive sezioni distaccate.

Come vede, diversamente da quanto afferma, né la politica è rimasta silente, né la proposta è stata costruita ed impacchettata da una casta ristretta: al contrario, come è abitudine della parte politica di riferimento dell’Assessore Di Ronzo (SEL) e dell’Assessore stesso, si è avviato e portato a termine un percorso di condivisione e partecipazione larga che ha determinato una conclusione diversa da quella prospettata dall’amministrazione (quattro istituti comprensivi) della quale non si poteva non tenere conto. Tenga, inoltre nella dovuta considerazione il fatto che, negli scorsi anni si è inteso aumentare la popolazione scolastica invogliando all’iscrizione utenza non Modugnese attraverso l’offerta di servizi che oggi non è più possibile sostenere economicamente (per esempio, il trasporto scolastico). Ciò determinerà nel futuro immediato un calo del numero della popolazione scolastica (circa 300 alunni provenienti dal Comune di Bari). L’Assessorato Regionale competente, deputato a decidere, è a conoscenza del percorso attivato a Modugno e trarrà le conclusioni che riterrà più opportune sicuramente tenendo conto delle esigenze emerse da parte dei cittadini e della proposta iniziale dell’Amministrazione comunale.

La verità omessa, a mio avviso, è che nel recente passato, pur conoscendo le indicazioni legislative in materia, non si è provveduto a redigere ed attuare un piano di edilizia scolastica guardando al territorio che avrebbe consentito, oggi, di ragionare in maniera differente sul dimensionamento rispettando più il pensiero dell’allora Ministro Berlinguer (rendere effettiva la continuità didattica nella scuola dell’obbligo), che quello dei Ministri Moratti, Gelmini e Tremonti (risparmiare tagliando risorse alla Pubblica Istruzione). Infatti solo in presenza di una programmazione a monte, che è mancata nel recente passato, sarebbe stato possibile ragionare, come lei sostiene, anche rispetto ad una ipotesi di previsione di 5 istituti comrensivi. Oggi, pare poco rispondente alla realtà modugnese paventare ipotesi di tal genere anche in virtù del fatto che a lei non sfugge certo il dato che Modugno ha attive solo tre scuole medie (ogni istituto comprensivo deve far capo ad una scuola media). Lei si chiede se era possibile fare meglio: io Le rispondo sicuramente si, se la situazione ereditata fosse stata differente.

(nota scritta da Vito Paparella, coordinatore cittadino SEL – Modugno)