La presunzione di farcela da soli

Ad ognuno dei neo consiglieri comunali stanno consegnando, in queste ore, la comunicazione ufficiale di nomina. Per la prima volta dopo le elezioni, fra qualche giorno, tutti loro si riuniranno nell’aula consiliare. Fra i primi provvedimenti che i neo consiglieri dovranno adottare, ci sarà l’elezione del presidente del consiglio comunale. Fra le consuetudini venute meno con l’elezione diretta del sindaco vi è quella di assegnare tale incarico alla minoranza. Consuetudine, non obbligo, che ripartendo gli onori degli incarichi consiliari fra “vincitori e vinti” aveva lo scopo di coinvolgere tutti nella amministrazione della città.

Diranno: «governa chi ha vinto», «la minoranza può sempre presentare proposte…» ecc. E a gridarlo più forte saranno proprio quelli timorosi di perdere la possibilità di contribuire alla gestione amministrativa della città. Quelli non eletti nelle liste della maggioranza, che con forza lottano per evitare la concorrenza di «chi ha perso». Dimenticano – se in passato sapevano – o ignorano, che è responsabilità e diritto di tutti quella di occuparsi del governo della cosa comune.

La necessità di contrastare la diffusione del Covid 19 non verrà meno in poche settimane. La città ha bisogno dell’intervento della politica, non di una politica emergenziale per cui si può accettare che alcuni prendano decisioni per tutti. Modugno è in emergenza, ritenere di essere in grado di porvi rimedio senza l’aiuto di tutti può solo aggravare la situazione. I danni del Covid 19 non finiranno con i rimedi farmaceutici, la crisi economica che già gravava sulla città continuerà e peserà ancora di più. La città ha bisogno, da “ieri” più di otto anni fa, di una amministrazione inclusiva, che non escluda nessuno. Ha bisogno del coinvolgimento di tutti i modugnesi nella progettazione del loro futuro. 

Thomas More, conclude con desidero, più che sperare”  il suo “Un piccolo, vero libro, non meno benefico che piacevole, su come le cose dovrebbero essere nella nuova isola Utopia” .

È Utopia la “progettazione” di una società libera dal “peccato del mondo” nella quale tutti i credenti sperano di vivere.
Non provarci, però, è da presuntuosi.

Vivremo in una nuova era? Intanto viviamo nell’era passata

 

Il quattro ottobre auspicavo che i due candidati sindaco si unissero, come nei 5 anni all’opposizione, per dare vita ad una amministrazione all’altezza di Modugno. Auspicio accolto più come una provocazione che come un invito alla concordia nel dopo elezioni. Il clima, per quello che era stato detto nei comizi del giorno prima, era ancora rovente. I malumori degli sconfitti e gli sfottò di chi non sa vincere hanno mantenuto bollente a lungo il clima. Malamente accolta sui social anche l’offerta, ignorata, di una bucolica passeggiata per ripristinare la vecchia armonia.

Da martedì scorso conosciamo i nominativi dei componenti della giunta comunale, mentre si prevede per l’inizio della prossima settimana la proclamazione dei consiglieri eletti.
Finora, forse perché impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid, Nicola Bonasia non ha dimostrato di voler fare il sindaco in un modo diverso dei predecessori, anzi. Alcuni segnali, come le modalità per la scelta degli assessori, portano a pensare che il suo operato seguirà la linea tracciata da chi l’ha preceduto. Quella linea fomentatrice di discordie che è il “Divide et impera”. Come anche il non coinvolgere i rappresentanti dell’altra metà degli elettori, con i quali condivide la provenienza politica, sembra più una rivalsa che un segnale di “differenza”.

Dimenticare la frustrazione dell’essere opposizione e assumere l’atteggiamento della maggioranza di allora, fa pensare che Bonasia voglia fare il sindaco come quelli di una volta. Quelli del “io sono io e voi non siete … come me”.

Ampliare le divergenze e rimarcare i confini maggioranza-opposizione, avrà come unico risultato quello di rinsaldare fra i modugnesi l’opinione che nulla è cambiato. Che, come in passato, si sprecherà il tempo a discutere su chi è “più meglio” degli altri, senza alcuna idea o proposta di sviluppo.

Se il sindaco continuerà ad essere solo il “nuovo sindaco”, la nuova Era promessa continuerà ad essere solo quella che era.

Confusione di gregge

 

Lo fanno apposta, ci vogliono confusi. Come asini che non sanno scegliere fra due cumuli di fieno non riusciamo a decidere se hanno ragione i negazionisti o gli allarmisti. Gli fa comodo lasciarci nell’amletico dubbio se è meglio indossare la mascherina o no. Non si sa se è più pericoloso passeggiare o correre, se ci ammaliamo di più nelle scuole o negli autobus. All’insorgere dei primi sintomi – prima di andare a farci “tamponare” – ci lasciano nell’incerta scelta fra l’obbligo morale di autoisolarsi e di avvisare subito gli ultimi “contatti”, e quello di lasciare alla burocrazia, come prescritto dalle norme, il compito di avvisare clienti, alunni, fedeli, spettatori e colleghi di lavoro. Tempo passato in attesa dell’esito delle analisi durante i quali possiamo continuare a diffondere il virus influenzale dell’anno scorso.

La confusione rende famosi e felici gli scienziati dei social, gli scopritori di magiche ricette culinarie in grado di debellare il virus, gli investigatori internettiani che mettono in luce complotti e cospirazioni internazionali. Tutti contrapposti, nei dibattiti televisivi, a virologi e scienziati di fama mondiale che li contraddicono facendo crescere l’audience e incrementando la confusione.  

Non si riesce a scegliere fra chi quantifica in milioni il numero di morti e ammalati e chi svela che in Australia il virus non c’è più. Fra chi dice che è peggio della “spagnola” e chi assicura che è tutto un complotto dei poteri forti. Fra chi dice che bisogna vaccinarsi e chi invita ad attendere la successiva immunità post contagio, la cosiddetta immunità di gregge. Nel frattempo hanno già trasformato tutti in un confuso branco di pecore in attesa di certezze.

Un nuovo sindaco o un sindaco nuovo?

Farà il sindaco come quelli che lo hanno preceduto o sarà, come da lui promesso, il “sindaco nuovo” che i modugnesi aspettano da anni?
Di sicuro non potrà fare il sindaco nella stessa maniera di suo padre, Franco.  Nicola Bonasia non ha (per sua scelta o per fortuna?) liste di partito con le quali confrontarsi/scontrarsi fino allo sfinimento degli ultimi mesi. Come sarà certamente impossibile per lui farlo nello stesso modo del suo predecessore ultimo: troppo diverse le professionalità, i caratteri, l’età.
Qualche dubbio sulla sua capacità di essere “differente” è stato espresso, durante la campagna elettorale, dai suoi rivali nella corsa per la carica di sindaco. Dubbi, che anche se influenzati in massima parte da candidati “di partito”, non sono del tutto privi di una qualche consistenza e che continueranno a contribuire a far sì che il suo operato sarà sempre oggetto di approfondite “analisi”.
Non sarà agevole questa volta “criticare” l’operato dell’amministrazione; sono troppo distanti le convinzioni politiche fra chi scrive e chi si appresta a “fare l’opposizione” in consiglio comunale. Di sicuro non sarò/saremo mai d’accordo su come e cosa “criticare” dell’operato del neo sindaco e della prossima amministrazione. Sarà, però, molto impegnativo fare l’opposizione all’opposizione continuando a criticare un’amministrazione politicamente lontana da me quanto i suoi oppositori.
Di sicuro ci sarà da divertirsi.

“Hic sunt leones”

Sulle mappe di Modugno così dovrebbe essere indicata l’area antistante la sede del comune. Piazza del Popolo a Modugno sta diventando come la gabbia dei leoni di un circo. Con Nicola Bonasia nel ruolo del domatore di animali feroci. È una moltitudine di “questuanti” animali politici quella acquattata nella piazza, fermi, immobili a scrutare l’ingresso di palazzo S. Croce in attesa del neosindaco per fare la faccia feroce e perorare la propria nomina a qualche incarico importante, magari remunerato, come “compenso” del proprio apporto in campagna elettorale.

Succede sempre così, nei giorni immediatamente successivi alle competizioni elettorali, chi ha contribuito alla vittoria del sindaco chiede, con insistenza inversamente proporzionale al numero dei voti personali ottenuti, il riconoscimento/indennizzo del proprio impegno a favore dell’”eletto dal popolo”.

Ma non solo in Piazza del Popolo. C’è chi preferisce stare lontano dalle piazze e invia i suoi appelli al “vogliamoci bene” dal suo momentaneo eremo in campagna.

Qualche giorno prima del ballottaggio, su facebook, ho espresso un augurio, quello di vedere i due protagonisti del ballottaggio uniti per Modugno dopo i 5 anni passati insieme all’opposizione di Nicola Magrone. Non mi aspettavo niente di diverso ma è dalla sinistra “pura e dura” che appoggia(va?) Fabrizio Cramarossa che sono arrivati i commenti meno favorevoli riguardo a tale ipotesi.

Ieri invece, prima ancora di fare le sue scuse pubbliche al neo eletto sindaco Bonasia per le azzardate affermazioni urlate nel suo ultimo(?) comizio da candidato sindaco, il riconfermato consigliere comunale Fabrizio Cramarossa ha richiesto, al neo eletto sindaco, di “partecipare” ad una passeggiata propedeutica alla ricostruzione della comunità modugnese, secondo il suo modello di “fare comunità” perché lui e i suoi sodali sanno come farlo!

Mah, sarà pure un modello altamente sofisticato di fare comunità quello indicato dal due volte ex candidato sindaco ma, forse per le note sofferenze e disagi mentali che, come da lui affermato, mi affliggono al pari di tutti i modugnesi, non riesco a capirlo e pertanto non mi pare un modello idoneo a ricompattare il senso di appartenenza dei modugnesi alla nostra città. O forse si riferisce alla città loro? Cioè a quella città della sinistra dura e pura che si ostina a difendere i suoi indifendibili amici? Se fosse così allora ho capito, e proprio perché ho capito ribadisco che non è la maniera giusta di fare comunità. Sarà perché sono orgogliosamente lontano da quella sinistra ma sono sicuro che non è il modo migliore di fare comunità quello che richiede di difendere amici indifendibili.

Personalmente non ho la necessità di difendere i miei amici perché non hanno alcuna accusa dalla quale debbano difendersi e questo mi pone molto lontano da quella sinistra, tanto lontano, fra gli spettatori fuori dalla gabbia dei leoni, a destra.