Ad ognuno dei neo consiglieri comunali stanno consegnando, in queste ore, la comunicazione ufficiale di nomina. Per la prima volta dopo le elezioni, fra qualche giorno, tutti loro si riuniranno nell’aula consiliare. Fra i primi provvedimenti che i neo consiglieri dovranno adottare, ci sarà l’elezione del presidente del consiglio comunale. Fra le consuetudini venute meno con l’elezione diretta del sindaco vi è quella di assegnare tale incarico alla minoranza. Consuetudine, non obbligo, che ripartendo gli onori degli incarichi consiliari fra “vincitori e vinti” aveva lo scopo di coinvolgere tutti nella amministrazione della città.
Diranno: «governa chi ha vinto», «la minoranza può sempre presentare proposte…» ecc. E a gridarlo più forte saranno proprio quelli timorosi di perdere la possibilità di contribuire alla gestione amministrativa della città. Quelli non eletti nelle liste della maggioranza, che con forza lottano per evitare la concorrenza di «chi ha perso». Dimenticano – se in passato sapevano – o ignorano, che è responsabilità e diritto di tutti quella di occuparsi del governo della cosa comune.
La necessità di contrastare la diffusione del Covid 19 non verrà meno in poche settimane. La città ha bisogno dell’intervento della politica, non di una politica emergenziale per cui si può accettare che alcuni prendano decisioni per tutti. Modugno è in emergenza, ritenere di essere in grado di porvi rimedio senza l’aiuto di tutti può solo aggravare la situazione. I danni del Covid 19 non finiranno con i rimedi farmaceutici, la crisi economica che già gravava sulla città continuerà e peserà ancora di più. La città ha bisogno, da “ieri” più di otto anni fa, di una amministrazione inclusiva, che non escluda nessuno. Ha bisogno del coinvolgimento di tutti i modugnesi nella progettazione del loro futuro.
Thomas More, conclude con “desidero, più che sperare” il suo “Un piccolo, vero libro, non meno benefico che piacevole, su come le cose dovrebbero essere nella nuova isola Utopia” .
È Utopia la “progettazione” di una società libera dal “peccato del mondo” nella quale tutti i credenti sperano di vivere.
Non provarci, però, è da presuntuosi.