Un "Pedaso" de Venezuela a Valenzano

Ieri in una festosa atmosfera prenatalizia Valenzano, cittadina alle porte di Bari,

ha accolto la dott.ssa Amarilys Gutierrez Graffe quale Consul General de la Republica Bolivariana de VENEZUELA. A fare gli onori di casa oltre al Sindaco Antonio Lomoro e all’ass.re alla Cultura Teodoro Cavallo è intervenuto il prof. Fernando Stella che ha donato al Console Venezuelano un libro che racconta le vicende umane dei concittadini di Valenzano emigrati in Venezuela subito dopo la seconda guerra mondiale. Alla cerimonia era presente un folto pubblico di cittadini italo-venezuelani oltre a varie delegazioni dell’interland barese, fra le quali risaltava, per numero di partecipanti, la delegazione di Corato. Lo scopo della visita è stata l’inaugurazione della rotonda stradale situata alle porte della città e che immette il traffico sulla circonvallazione. Tale opera, per espressa volontà della comunità italo-venezuelana di Valenzano, è stata intestata a Simon Bolivar maximo eroe venezuelano.

Nel discorso di ringraziamento la Consul ha testualmente detto “Yo soy una madre, una hermana, una hija, una mujer pero lo que yo quiero es pasar por lo que somos todos, solamente ser humanos y nada màs, sin nigun color de piel solo seres humanos con la capacidad de amar y de dar amor a todos” (traduzione: Io sono una madre, una sorella, una figlia, una donna, però ciò che io chiedo è di essere considerata per quello che siamo tutti, un semplice essere umanoe nulla più, senza nessun colore della pelle, solo un essere umano con la capacità di amar e di dare amore a tutti) “por eso si en algo yo me equivoco, les pido por favor de corregir mi error, porque solo juntos podemos realisar proyectos, solos no podemos, juntos si” (traduzione: per questo se sbaglio, vi prego di correggere il mio errore, perché solo stando uniti potremo realizzare progetti, da soli non possiamo, insieme si).

Infine il Sindaco Lomoro ha ribadito la volontà della città di creare sinergie fra Italia e Venezuela con lo scopo di un reciproco arricchimento culturale ed economico. Dopo la cerimonia la Consul ha ricevuto in forma privata le varie delegazioni ei cittadini che ne hanno fatto richiesta.

Modugno giusta, ora si secondo me

 

Ieri c’è stato il tanto atteso comizio pre-elettorale e post-detronizzazione da primo cittadino dell’ora cittadino semplice Nicola Magrone, del quale si potrà da oggi in poi rimpiangere il periodico sfoggio di dialettica e il dotto discorrere. Un comizio che, in linea di massima, ha fatto ridere alle battute sarcastiche e che ha raccolto applausi, pochi per la verità rispetto alla massa dei modugnesi presenti. Molti si sono commossi nel vedere questo signore, in là con gli anni, che ammetteva i propri errori di valutazione commessi nel mettere insieme la sua coalizione e con questo dichiarando più e più volte il suo fallimento. Ha parlato per sommi capi di ciò che ha fatto, di ciò che non ha fatto e di ciò che voleva fare ma che non gli è stato concesso di realizzare proprio per la prematura caduta del consiglio comunale. Chiariamo, però, questo passaggio, il cittadino Nicola Magrone (ex tre volte) non si è dimesso, sono stati tredici (piccoli indiani come commenta qualcuno) consiglieri comunali che per ragioni sconosciute, o come lui fa intendere, per tredici ragioni urbanistiche ben conosciute, hanno deciso di dimettersi. Conseguenza di queste dimissioni la caduta in automatico del governo cittadino. Nelle esternazioni di alcuni rappresentanti della giunta appena caduta, (qualcuno mancava) e del consiglio, sono state ribadite le notizie e le ragioni che in questi ultimi tre mesi sono sulla bocca di tutti e di cui se ne son dette a iosa, prima fra tutte la questione urbanistica che, morale della favola, è una questione che si poteva risolvere in tre giorni ed invece è stata gonfiata a dismisura al punto tale da essere utilizzata come scusa per commissariare di nuovo la città. Magrone poi ha affrontato la questione OM, anche essa utilizzata per pura e mera propaganda politica, senza minimamente tener conto della sofferenza umana dei dipendenti e addetti di quella realtà imprenditoriale del nostro territorio, che oggi sembra dimenticata indistintamente da tutte le parti politiche. La questione del trasferimento del mercato del venerdì in altra sede, e qui il cittadino Nicola Magrone nella sua arringa da campagna elettorale non si è comportato come “un buon padre di famiglia” omettendo di informare i modugnesi sull’incontro che ha avuto con la proprietà del suolo (Edilizia e Ambiente, di Ferdinando Vernola) in merito al contratto di comodato d’uso gratuito. Quando, da primo cittadino, Nicola Magrone ha interpellato la società proprietaria del suolo per dei chiarimenti sul contratto, ha immediatamente ricevuto dall’amministratore unico della società, Ferdinando Vernola, la massima disponibilità a rivedere tale contratto. Salvo poi mandarlo in giro, come si dice, da Erode a Pilato, da un ufficio all’altro, da un assessore all’altro senza poter mai concludere alcunché. Qualcuno ora adombra il sospetto che non si voleva perdere l’opportunità di continuare a sparlare sugli imprenditori edili, i suoi nemici dichiarati. Il mancato, reale, interessamento a voler risolvere il problema “mercato settimanale” è dimostrato dal fatto che appena l’impresa edile “Edilizia & Ambiente” ha potuto confrontarsi con un serio interlocutore quale è il prefetto “commissario” dott. Mario Rosario Ruffo ha donato, gratuitamente il suolo in oggetto al comune di Modugno, concludendo la cosa in cinque minuti e con una stretta di mano.

Accanirsi nell’accusare gli imprenditori edili di Modugno di arricchimento illecito, senza presentare alcuna denuncia ai suoi ex colleghi della procura non sta in piedi e non tiene conto del semplice fatto che chi ha guadagnato di più sono stati i proprietari delle case e dei piccoli lotti di terreno perché hanno potuto venderli ad un prezzo maggiore. Il fallimento del cittadino Nicola Magrone, come da lui stesso dichiarato nel comizio pre-elettorale di ieri sera, è stato causato dalla sua incapacità nel valutare uno per uno i suoi consiglieri di maggioranza, la qual cosa appare alquanto strana visti i suoi trascorsi in magistratura dove la valutazione delle persone è fondamentale per il raggiungimento della verità, quella vera non quella che fa comodo.

‘Saper riannodare i fili spezzati del racconto di vita fra le generazioni’

 

Un momento dello spettacolo

Una celebre frase di Vito Maurogiovanni, il famoso scrittore, sceneggiatore e commediografo barese, scomparso ne 2009 e ricordato per essere uno dei conduttori del filo invisibile che porta il lettore o spettatore, dal passato al presente, mantenendo vivo il rapporto tra le generazioni, evitando la perdita di coscienza di quanto è stato, del trascorso che ci ha costruiti fino ad oggi, poiché non si può pensare di ‘essere’ oggi, senza riconoscere che lo siamo grazie a ‘quelli di ieri’. E proprio su questo punto fondamentale si è basata la rappresentazione teatrale dell’Associazione culturale Teatro Archè, tenutasi il 24 gennaio nel teatro Comunale di Modugno – laboratorio urbano Bollenti Spiriti ‘Giuseppe Fava’. Tre atti unici risalenti al 1950, di V.Maurogiovanni dai titoli ‘La figghie di com’Angeline, Mest Pepp u varvir e La tempesta’ con la regia di Gianluca Schettino, hanno ridato vita ad una Bari d’altri tempi, quando la gente era semplice, sia per la condizione economica del tempo, sia per i pensieri puliti, dettati sì, dall’ignoranza, ma anche dai valori veri, come la famiglia, il mutuo soccorso, gli espedienti per risolvere i problemi principali, come sbarcare il lunario. ‘La figghie di com’Angeline’, è la classica storia di una famiglia, col grosso problema di una figlia incinta e del fidanzato che non vuole saperne di sposarla: la coesione della famiglia porterebbe l’indolente ad impalmarla per forza di cose, ma alla fine lo scapestrato riesce da solo a capire la sua colpa e fa il ‘suo dovere’. ‘Mest Pepp’ invece ha una bottega dove ne succedono di tutti i colori, tanto che il lavoro è sempre indietro, mentre ‘La tempesta’ è un atto drammatico. Una triste storia di povera gente, come tante: Nicola il pescatore e, dell’egoismo dei singoli che si traduce in tragedia. Musiche e canti popolari della nostra terra marinara: ‘Abbasc a la marin si venn u pesc, Santa Ncol va p mar’, ad accompagnare i bei tempi andati.

Lo stalking che meraviglia ancora

 

Tutti delitti che potevano essere evitati Ieri Angelino Alfano ha dichiarato che ci sono stati 9.116 denunce per stalking dal primo agosto 2012 al 31 luglio 2013. Oggi altri due casi uno a Verona e l’altro a Gioia Tauro. Fatta la legge sulle molestie di qualsiasi tipo per proteggere le donne. Perchè le donne sono quelle che subiscono stalking addirittura il 70% dei 9.116 casi denunciati + i due casi di oggi. Facendo due conti sono oltre 5.600 le donne vittime. Qui di seguito elencate le tipologie:
– abusate
– costrette al delitto
– morte ammazzate, spesso dall’uomo che amano
– stuprate
– violentate
– usate
– tenute segregate in casa
– prostituite
– picchiate
– mal pagate
– sfruttate
– depredate dai figli
– considerate come un oggetto
– maltrattate dai figli
– costrette a mantenere con la pensione intere famiglie
– usate come scudi umani
– costrette a rapporti sessuali contro la loro volontà (fidanzati-mariti-amanti-parenti)
Questi sono una parte delle angherie subite dalle donne, senza togliere valore o sminuire la violenza psicologica che è la più subdola, quella che non si vede, esercitata sulla donna per poterla completamente dominare per averne il possesso assoluto.
Quante delle 5600 e passa donne vittime sapevano che esiste una legge che le protegge contro lo stalking? Quante sono state ascoltate da un vicino? Quanti vicini sentivano quotidianamente le grida di aiuto o le percosse subite da una donna aldilà del muro? Quante si sono rivolte alle autorità? Quante sono state aiutate dalle comunità religiose di qualsiasi credo? Quante sono state ascoltate dai parenti? Quante si vergognavano di parlare?
Qui Italia – agosto 2013 – MENO 5600 e più.