Il caso Molfetta, politica “territoriale” da imitare

Cosa lascia ai suoi successori l’ex magistrato e prossimo ex sindaco (per abbandono) Nicola Magrone? Non solo i procrastinati interventi di abbattimento di abusive costruzioni rurali o di costosi allestimenti di futuri megaparchi; ci lascia tanto altro. L’elenco delle cose da fare, perché non fatte, o da rifare perché fatte male, è lungo. Ognuno dei pretendenti a succedergli ne ha sicuramente già stilato uno, preferendo mettere al primo posto dell’elenco uno o l’altro dei numerosi provvedimenti tralasciati o sbagliati. Tutti però dovranno occuparsi, speriamo prima e meglio, dell’economia modugnese. Il declino dell’economia locale è reso evidente, a chi vuol guardare, dal degrado della zona ASI: chilometri di capannoni industriali abbandonati. Eppure quella che oggi è una area in decadenza era una delle realtà produttive più grandi del meridione. Vi lavoravano migliaia di operai che hanno trovato casa a Modugno, incrementando, nel bene e nel male, quella edilizia che oggi, proprio a causa della riduzione delle maestranze impiegate in quell’area, non rappresenta più l’unico settore economico di rilievo per Modugno.

Nell’era magroniana, proprio il settore delle attività produttive è stato quello più deludente di tutti. Regolarizzare la fiera del crocifisso o il trasferimento del mercato settimanale (esclusivo dominio di ambulanti “forestieri” che ogni anno drenano risorse milionarie) imporre la chiusura al traffico di c.so Umberto e mostrare indifferenza verso il degrado strutturale del mercato ortofrutticolo, non sono iniziative che possono servire a dare un impulso positivo all’economia locale. Come non serve il lamentarsi, in privato, mantenendo l’anonimato, di non avere abbastanza autonomia per fare qualcosa di diverso. La pusillanimità amministrativa non aiuta lo sviluppo economico e nemmeno la cultura, la salubrità del territorio e neanche le finanze, la sicurezza dei cittadini o il lavoro dei disoccupati.

Occuparsi, positivamente, dello sviluppo economico del territorio, richiede coraggio e fermezza, e non è facile per chi non ha l’una e neanche l’altra. Sono numerose le amministrazioni comunali che ci provano e che come Modugno, esempio paradigmatico di inefficienza nelle iniziative di sviluppo economico, non ci riescono per mancanza di idonee direttive politiche. Per fortuna però ci sono anche amministrazioni che lo sanno fare. Come Molfetta; in pochi anni diventata una delle città a più alto reddito della Puglia. Nella città delle “belle femmine”, la politica cittadina ha saputo unirsi in un progetto che metteva al centro del programma politico lo sviluppo della economia. Non si sono seguiti più i dettami delle segreterie regionali dei partiti; nessuno si fa imporre più “con chi stare”. Il sindaco, eletto da una larghissima maggioranza di liste civiche, è il sindaco di tutti e lo dimostra rispettando il volere dei rappresentati eletti dai molfettesi. Anche a costo di “scontentare” gli esponenti politici del suo partito di provenienza e appartenenza.

Sarà in grado, il suo successore – “ne rimarrà solo uno” – di imitare il sindaco, Tommaso Minervini, di Molfetta e di decidere per il bene di tutti i modugnesi? Il prossimo sindaco saprà mantenere, insieme a tutti i rappresentanti eletti dai modugnesi, la sua piena autonomia rispetto alle segreterie dei partiti?

Avremmo preferito che fosse una “qualità” comune a tutti i candidati; che tutti fossero “indipendenti”, non solo “ribelli”. Allo stato attuale, però, solo uno dei candidati sembra possa riuscirci, Nicola Bonasia.

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