Perché Modugno non vola più?

“chi vale vola, chi non vola non vale”

chi ha tarpato le ali a Modugno?

Negli ultimi anni siamo addirittura arrivati al punto che qualche modugnese sogna, facendo venire gli incubi a tutti gli altri, la Modugno, “terra-terra” del 1947, quella antecedente la costituzione meglio scritta al mondo, non “la più bella al mondo”, come continuano a blaterare – poiché tutte le Costituzioni, come i figli, sono belle per la “mamma sua” –  ma quella scritta meglio (in Italiano!) perché la sua stesura fu affidata, su suggerimento di Palmiro Togliatti, al latinista, accademico dei “lincei”, nonché massone, Concetto Marchesi; ma questa è un’altra storia.

Parliamo di Modugno. Fino agli inizi degli anni 60’, cioè prima della “nascita” della “Area di Sviluppo Industriale” la nostra città era come tutti gli altri paesi del meridione d’Italia. Aveva un reddito derivante essenzialmente dalle attività agricole e scarse prospettive di sviluppo. Nel 1957 venne emanata la legge di proroga dell’intervento straordinario nel meridione d’Italia della “Cassa del Mezzogiorno”, con la quale venivano istituiti i Consorzi Industriali. Enti di pianificazione dello sviluppo ai quali venivano assegnate delle aree in zone strategiche del meridione che per la presenza di servizi, viabilità, manodopera e infrastrutture, esprimevano potenzialità di industrializzazione. Nel 1960 fu costituito, con la camera di commercio e la Provincia, il Consorzio ASI di Modugno e Bari, che avrebbe diffuso in tutto il territorio i positivi effetti economici/finanziari derivanti dagli indennizzi degli espropri delle aree destinate alla edificazione degli opifici industriali.  La maggiore concessione dei crediti necessari agli “industriali” e i mutui bancari – concessi alle sempre più numerose maestranze presenti nell’area per l’acquisto di alloggi il più possibile vicino al posto di lavoro – stimolò quella pianificazione urbanistica oggi contestata dai fautori della “decrescita felice”. Contestatori dello sviluppo che, ironia della sorte, vivono comodamente impoltronati in auliche dimore condonate, acquisite spesso con capitali ricavati da perdonate attività. Attività “predatorie” rese possibili proprio da quella programmazione urbanistica che oggi additano come facilitatrice di “speculazioni edilizie”.

Nei primi anni ’60 furono iniziati i lavori dei primi insediamenti industriali: le Fucine meridionali Breda, la manifattura dei tabacchi, lo stabilimento della Coca Cola, “la” Pignone Sud; ai quali si affiancarono subito dopo, la Philips, la Riv-SKF, la Fiat, la Alco Palmera – sul prolungamento dell’attuale via Roma (in attesa ancora di un accordo con Autostrade per realizzare lo sbandierato progetto del rondò all’incrocio con viale della Repubblica) – l’Osram, la Bosh, la Firestone senza sminuire l’apporto già consistente della Officine Calabrese che assicurava già da anni l’impiego e il reddito di numerosissimi modugnesi strappati al lavoro agricolo.

Lavoro e redditi che come nel filmato hanno portato Modugno, dal 1947 al 2018, ad essere, nel bene più che nell’inevitabile male, quella che è oggi.

Il filmato è stato elaborato utilizzando foto del Istituto Geografico Militare, di Google Earth, di dati Istat, del Ministero Economia e Finanze e della camera di commercio di Bari. I dati, ricavati su base nazionale e/o regionale, sono stati “ragionevolmente” adattati su base comunale.

P.S. Tutti gli errori rilevati e civilmente segnalati saranno tenuti in debito conto per future pubblicazioni. Grazie

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