L’anomalia dell’elettorato modugnese

Più che dalle convinzioni politiche l’elettorato modugnese, nelle amministrative locali degli ultimi quindici anni, è influenzato da una miscellanea di sentimenti, di emozioni. Come giustificare altrimenti l’evidente discordanza tra i risultati delle elezioni politiche nazionali – per molti versi anche delle regionali – con i risultati delle comunali, se non con la capacità dei candidati locali di influenzare con le loro qualità ma ancora di più con i difetti loro addebitati dagli avversari, l’orientamento politico di tanta gente? Come spiegare gli oltre dodicimila voti ai due candidati sindaco di centro sinistra e i duemila voti in meno al loro unico candidato presidente alla regione? E cosa avrà mai influenzato gli elettori modugnesi del M5S che hanno riversato oltre quattromila seicento voti sulla candidata alla regione e solo poco più di 1200 voti sulla lista comunale dello stesso movimento, se non con la diversa capacità di raccogliere voti dei singoli candidati. Antipatia, simpatia, rispetto, invidia sono i sentimenti che nella nostra città determinano l’esito delle votazioni. I nonni di una volta – sicuri di essere capiti – solevano ripetere “la simbatì jè parent alla gocc’” giustificando così, senza rancore, chi da un giorno all’altro cambiava opinione. Questo sembra aver fatto l’elettorato modugnese di destra che ha riversato, in mancanza di proprie liste e candidati, i propri voti sui tre candidati di centrosinistra fra loro alternativi, escludendo Vito Signorile del M5S.
I dati storici delle consultazioni elettorali dimostrano che l’elettorato modugnese non è di centrosinistra, né tantomeno di sinistra, di quella sinistra che oggi, rappresentata dal Pd, raccoglie meno voti di una lista civica. Facile affermare che a condizionare il voto locale è la qualità dei candidati ma a Modugno, in modo speciale proprio nella nostra città, il voto è condizionato parlando male degli avversari; una caratteristica che non ci fa onore. Si fanno circolare volantini anonimi che denigrano ora uno ora l’altro dei candidati; si accusa l’avversario, sempre affidandosi alla “vox populi”, di capziose beneficenze che sfiorano il reato di voto di scambio: tizio paga gli affitti in cambio di voti, quell’altro dona borse di studio di poche decine di euro per raggiungere il maggior numero di persone e quindi di voti; si sussurra che Cramarossa concedesse licenze edilizie a tutti in cambio di voti futuri. Si è arrivati a blaterare che il sindaco uscente Magrone abbia acquisito al comune le aree di Porto Torres, incurante dei maggiori costi per le casse comunali che comporteranno i lavori spettanti ai vecchi proprietari, in cambio dei loro voti, blaterano non tenendo in alcun conto la specchiata e rinomata onestà dell’ex magistrato. Si favoleggia di inciuci milionari, in euro di oggi, per vecchi e nuovi affari: area Auchan; immondizia, appalto costruzione e rifacimento scuole comunali, multiservizi, servizi sociali e tanta altra produzione fecale che per qualcuno, però, sempre come dicevano i nonni di una volta, la loro è come quella di Nunziella, profumata.

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