Forte è la volontà dei cittadini di far sentire la propria voce soprattutto alla luce di questi ultimi anni di governo cittadino. La popolazione di Modugno avverte ogni giorno di più le difficoltà quotidiane che si sommano alle mancanze della classe politica che in questi ultimi anni di amministrazione ha lasciato non poche domande senza risposta.
Cercano di rispondere, o meglio, di porre nuove domande le associazioni di cittadinanza attiva da tempo impegnate sul territorio. “Io speriamo che me la cavo” è stato il titolo della manifestazione tenutasi lo scorso 24 febbraio presso il Palazzo della Cultura di Modugno. L’evento, organizzato dall’associazione Modugno Città Plurale e dal comitato Pro Ambiente,ha visto la partecipazione, accanto a quella di cittadini e curiosi, di esponenti di altre realtà come “Nuovi Orientamenti”, Vox Amica e Fidapa.
“Nell’ultimo ventennio – ascoltiamo nell’introduzione del nuovo presidente di Città Plurale Nicola Loiacono -, sulla spinta del modello berlusconiano, abbiamo assistito, dapprima con timidezza ma poi sempre più sfacciatamente, all’entrata nella scena politica di personaggi dalle caratteristiche culturali primitive, prive di ogni senso del bene comune. Comprendere le ragioni di questa deriva può aiutarci a trovare una strada condivisa per lasciarsi alle spalle questi anni di degrado morale”. E ancora: “E’ accaduto che, chi prima era soltanto un portatore di pacchetti di voti al servizio di questo o quel politico che contraccambiava con favori più o meno leciti; chi prima aveva il senso del proprio limite e comprendeva che il proprio interesse affaristico non poteva assurgere a interesse generale della collettività; chi insomma si limitava ad alimentare quelle dinamiche anche fisiologiche in una città vitale, ora è entrato in prima persona con conseguenze che variano dal folcloristico nel migliore dei casi, al paramafioso nel peggiore”.
L’incontro prosegue con un’analisi di Agostino Di Ciaula, medico esperto in materia ambientale da anni ormai attivo sul territorio, che illustra quante e quali sono le “ferite sanguinanti ancora aperte della città”. A cominciare dalla percentuale di aree verdi per abitante, cinque volte inferiore allo standard minimo previsto dalla legge, un centro storico pericolante e sporco, un commercio soffocato dalla grande distribuzione, una percentuale di raccolta differenziata tra le più basse d’Italia, una centrale turbogas attiva ed un inceneritore che incombe ecc. In compenso però il cemento da edilizia privata copre più del 50% del territorio. Manca ancora un piano partecipato di risanamento ambientale ed urbanistico insieme ad un programma comunale di educazione sanitaria. Il disegno comprende non solo la maggioranza al governo ma anche coloro che siedono all’opposizione avendo sottoscritto la partecipazione al “Governo Istituzionale” annullando di fatto qualsiasi sorta di opposizione. Non sembra esserci soluzione se non quella di cambiare interamente una classe politica che si è mostrata sorda ai problemi ed alle esigenze della cittadinanza.