Associazioni sul piede di guerra: Modugno? Un paese da rifare

Giovedì 17 febbraio 2011, nel Palazzo della Cultura, promossa da Italia Giusta secondo la Costituzione (l’associazione della fondazione onlus Popoli e Costituzioni, presieduta da Nicola Magrone, presente a Modugno da più di trent’anni), si è svolta una partecipata assemblea pubblica che si è raccolta intorno al tema “Come rifare Modugno dopo dieci anni da dimenticare”.

Le elezioni amministrative sono alle porte e, secondo i promotori dell’iniziativa, scopo primario dell’organizzazione dell’incontro pubblico è stato soprattutto di favorire la disamina di questo decennio amministrativo in scadenza, dal punto di vista della cittadinanza amministrata. A partire dalle quattro associazioni e movimenti (Azione e Tradizione, Verdi di Modugno, Nuova Italia, Comitato La Motta) che con Italia Giusta (con la quale hanno organizzato la riunione di giovedì) in questi due quinquenni consecutivi di compagine Rana non ne hanno condivise le attività visibilmente dannose, secondo quanto esplicitato durante l’assemblea dai loro rappresentanti, per Modugno. L’evento, moderato da Nicola Catucci, è stato introdotto da Mino Magrone, di Italia Giusta, che ha “fotografato”, tra le altre cose, il caso di un’amministrazione, com’è diventata quella modugnese, senza un’opposizione interna in grado di garantirne la costituzionalmente richiesta dinamica democratica.

Gianvito Armenise, di Azione e Tradizione, ha sottolineato “l’ipocrisia” di quelle forze politiche che, ora critiche verso l’amministrazione, l’hanno sostenuta di fatto in questi anni, com’è successo anche di recente col caso della discutibile nomina del city manager. Giancarlo Ragnini, dei Verdi, ha ribadito l’ipocrisia e sottolineato la responsabilità amministrativa nella costruzione della centrale di Sorgenia e del previsto inceneritore. Per Mario Ventura, il degrado si avverte anche nella tristezza invisibile e paralizzante che spinge i cittadini a disertare le piazze della città, tradizionali luoghi d’incontro pubblico. Daniela Laghezza, del Comitato “La Motta”, si è soffermata sulle drammatiche condizioni igienico-sanitarie del Centro Storico e sull’edilizia periferica residenziale che, urbanisticamnete, stabilizza le disuguaglianze socio-economiche. Dopo gli interventi dalla platea, segnalatori di agghiaccianti solitudini, Nicola Magrone, nelle sue riflessioni conclusive, ha insistito, tra l’altro, sulla permutabilità, ormai consolidata a Modugno, tra domanda e diritto. Tra domande senza risposta istituzionale e diritto, quindi, negato. Com’è successo nel caso estremo di Tommaso Fiore che lo scorso gennaio, con una specie di suo “comizio” macabro, si è dato fuoco in piazza Sedile. O com’è tuttora il caso di Besnik Sopoti, nato a Bari nel ventennio fascista da madre italiana e padre albanese, che vive nel Centro Storico di Modugno e che, pur avendone diritto, non vede ancora riconosciuta, nonostante il rispetto meticoloso delle procedure per richiederla, la propria cittadinanza italiana.

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