MODUGNO, NON TUTTO E' DA RIFARE

ma troppe cose sono ferme

Modugno, un paese in crisi economica profonda, alcune riflessioni per costruire un nuovo sviluppo.
Negli anni sessanta – settanta, con lo sviluppo della zona industriale, il nostro paese ha avuto una crescita economica esplosiva. In pochi anni un’economia prevalentemente agricola si trasforma in industriale.
La popolazione in circa quindici anni si raddoppia e in assenza di alcuno strumento urbanistico – il primo, il Piano di Fabbricazione, è del 1975 – lo sviluppo edilizio diventa caotico e disordinato. Nell’agosto del 1968 furono approvati circa quattromila progetti. I grandi complessi edilizi quali Porto Torres, i palazzoni di via S. Francesco d’Assisi, i blocchi di via San Remo, i “grattacieli del corso”, il Quadrilatero, il Q. re Cecilia in sintesi tutti gli edifici con più di tre piani, esclusi quelli del Direzionale, sono il frutto di quegli anni. Se si tiene conto che anche nei momenti di euforia edilizia, anni 2000 -2008, non si sono mai raggiunte le 200 concessioni edilizie l’anno, si comprende come in un solo anno ne siano state rilasciate più che nel ventennio successivo. Se qualche lettore non crede a quello che scrivo non ha che da documentarsi e se trova delle inesattezze può pubblicamente contestarmele.
Questa convulsa attività edilizia ha cambiato in poco tempo la vita di molti modugnesi indigeni che grazie al meccanismo delle permute hanno trasformato “inutili pezzetti di terra” in appartamenti o denaro sonante. Scrivo inutili perché troppo piccoli per essere convenientemente coltivati da parte di chi faceva dell’agricoltura la fonte principale di reddito.
Negli anni ottanta novanta lo sviluppo del terziario commerciale, le statali per Bitonto e Palo del Colle si riempiono di capannoni adibiti prevalentemente alla vendita al dettaglio di abbigliamento. In ultimo viene realizzato un centro commerciale. L’economia si trasforma ulteriormente da industriale a terziaria, si sviluppa la logistica.
Oggi nessuno di questi settori è in buona salute, la zona industriale è in crisi, l’area commerciale ubicata fra le strade statali e il quartiere di Piscina dei Preti è disseminata di capannoni fatiscenti ed attività chiuse, l’edilizia è ferma e il commercio di vicinato non se la passa meglio.
Modugno in questo momento, lungi dall’essere il comune più ricco della regione, com’era sino ad un decennio fa, è oggi una realtà per molti versi depressa, impoverita e arrabbiata.
È necessaria una visione della città positiva e creativa che liberi tutte le risorse del territorio e ne attragga di nuove.
Certo, la crisi che attraversiamo, ha cause che spesso sono al di là dell’orizzonte politico di una amministrazione comunale, per quanto illuminata e fattiva essa sia. Ma qualcosa, ritengo, si può tentare.
E’ necessario sviluppare una politica attiva di marketing territoriale, che ai tre pilastri della nostra economia ne aggiunga un quarto, la cultura.
Dobbiamo porci una domanda, è possibile costruire una visione complessiva e condivisa del territorio che integri qualità della vita e crescita economica? A mio parere sì.
Come agire? Ecco qualche proposta, sempre discutibile.
In primo luogo liberando le risorse locali, anche quelle relative all’edilizia, attraverso una definitiva approvazione delle nuove norme di attuazione del PRG, quali che esse siano. Al mondo del lavoro, se c’è qualcosa che nuoce, è l’incertezza. In tal modo sia pure in maniera ridotta sarebbe possibile ridare fiato al settore edile. Sia però ben chiaro questo, per ragioni che esulano dal buon/mal governo della città, a seconda dei punti di vista, il settore non potrà tornare ad essere quello che è stato, ma visti i tempi qualcosa sarebbe. Certo, va messo subito in cantiere il nuovo P.U.G. “piano urbanistico generale” per ridisegnare il profilo urbanistico del territorio evitando gli errori passati.
Semplificazione e velocizzazione delle procedure amministrative da concordare e mettere in atto, anche per le parti di competenza, come il Consorzio ASI, la Regione e la Città Metropolitana. Le procedure attuali sono assolutamente penalizzanti per ogni nuova iniziativa imprenditoriale. Vanno ridiscusse alcune tariffe ASI; non molti lo sanno, ma l’acqua in zona ASI costa il doppio che nel resto del territorio. Rivisitazione dei valori catastali degli immobili industriali, spesso ben al di sopra dei valori reali, che portano ad una tassazione IMU assolutamente insostenibile da parte degli imprenditori.
Per quanto riguarda il commercio rendere possibile l’apertura del mercato coperto anche di sera, ciò oltre a migliorare il reddito dei commercianti renderebbe più viva e quindi anche più sicura una parte del paese. Questo va anche ampliato, di pochi stalli, per permettere l’insediamento di quegli operatori commerciali ora ubicati in Piazza Umberto che li troverebbero un posizionamento più idoneo al tipo attività che svolgono.
È necessario rivitalizzare il commercio lungo le statali, ricucendo l’area dov’è ubicata Auchan con quella lungo la statale cosi da realizzare un area commerciale integrata percorribile a piedi dotata di servizi attrattivi, cinema, parco giochi e strutture per lo sport. In quell’area ora lavorano diverse centinaia di modugnesi e sono tutti a rischio perdita del posto di lavoro.
Valorizzazione del patrimonio archeologico culturale. In particolare l’area di Balsignano se gestita in maniera imprenditoriale potrebbe diventare un polo economico culturale di notevole interesse per gli imprenditori. Basterebbe dare la possibilità di realizzare, nelle immediate vicinanze, strutture ricettive di qualità e dare la possibilità di utilizzare gli spazi del Casale per manifestazioni a tema. Altrimenti una grande ricchezza del territorio rischia di diventare un costo difficilmente sostenibile dalla comunità.

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