Modugno, il “dextr” appeal del sindaco

ha imbolsito la città

Per i tanti elettori modugnesi che vedevano Nicola Magrone come un “destrorso censore” in grado, come ripetutamente promesso, di rilanciare l’economia locale dopo averla liberata dagli abusi e dal malaffare, deve essere devastante riscontrare, dopo quattro anni di cura magroniana, l’annichilimento totale della imprenditoria locale. Questo, i tanti che hanno creduto in Magrone, non vanno in giro a raccontarlo, certo, ma non possono continuare a ignorarlo. Non possono far finta di non sentire le rimostranze dei commercianti modugnesi che elencano i tanti ostacoli che l’attuale amministrazione frappone alla loro attività. Ora anche ostacoli fisici oltre che normativi: basta a tale proposito dare uno sguardo alle transenne e ai divieti di accesso per corso Cavour e corso Umberto. Una strada, che a detta del sindaco, ultimati i lavori di riqualificazione urbana, sarebbe tornata ad essere percorribile dalle auto. Fatto, questo, che non si è verificato e mai potrà verificarsi, visto l’obbligo di inserirla in una “Zona a Traffico Limitato” imposto dal finanziamento erogato dalla regione. Tutto il contrario di quanto, in più di un’occasione, il sindaco ha assicurato ai commercianti di quelle strade. Rassicurazioni che indicano quale sia il livello di credibilità del primo cittadino. Molti di quei commercianti, ai quali il sindaco ha assicurato il ritorno di quella strada alla normale percorribilità veicolare, si chiedono: “lo ha detto per tenerci buoni in modo da poter iniziare i lavori o lo ha detto perché ignorava gli obblighi previsti dal finanziamento regionale? Era in buona fede o distratto?”. In ogni caso questa storia fa sorgere più di un dubbio sull’attendibilità delle dichiarazioni rilasciate dal nostro sindaco e sul suo impegno a tener fede a quanto promette. E Nicola Magrone di promesse ne ha fatte tante; una, fra quelle più efficaci nel raccogliere consenso elettorale, riguardava proprio l’assicurazione che avrebbe dedicato il suo massimo impegno a risolvere i problemi sociali della città, del lavoro, dell’economia. Fra i tanti che vi hanno creduto, spicca la figura dell’assessore alle attività produttive, Danilo Sciannimanico, rappresentante di quella lista che con i propri voti ha permesso a Magrone di arrivare, come candidato più suffragato, al ballottaggio poi vinto. Non pochi sono stati i voti raccolti da quella lista, gente di destra affascinata dall’eloquio del sindaco che annunciava a gran voce, nei suoi comizi, che sotto la sua autoritaria guida la città di Modugno sarebbe tornata ad una era di ordine e giustizia, di prosperità economica e di grandezza civile. Le tante e ripetute accuse di favoritismi clientelari, rivolte alle precedenti amministrazioni, erano dolci parole alle orecchie di chi individua nell’imprenditoria locale la causa principale del proprio disagio esistenziale. Per costoro, votare per chi promette, se eletto, di liberare la città dal malaffare e dagli abusi, è stata una facile scelta. Ordine e legalità, il ripetuto slogan magroniano, non poteva che attrarre il voto di chi da tempo aspettava “l’uomo nuovo” in grado di svelare ed eliminare gli arcani meccanismi degli abusi e illeciti amministrativi di palazzo S. Croce, il demiurgo della prosperità popolare che avrebbe rimediato ai guasti provocati dalle precedenti amministrazioni e facilitato la ripresa dell’economia e del lavoro. Nulla di tutto quanto promesso si è visto, mentre oggi l’imprenditoria locale langue e spera che qualcuno ne ascolti i lamenti. Imprenditoria che guardava con fiducia a quei giovani di destra che in tanti hanno votato. Giovani che, se realmente di destra, hanno in alta considerazione l’onestà intellettuale e la coerenza. Vedremo.

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