Auguri di fine "danno" per Modugno

È ormai evidente a tutti

che nell’attuale amministrazione comunale il processo decisionale sia di esclusiva pertinenza del sindaco. Nulla di cui sorprendersi però. Era naturale che ciò accadesse. Nicola Magrone, durante la sua ultradecennale carriera di magistrato, ha maturato la convinzione che si possa amministrare la città con le prescrizioni e proibizioni previste ed imposte dalle leggi e cerca, nei decreti, negli articoli e nei codici, l’indicazione del modo corretto di affrontare e risolvere i problemi che angustiano i modugnesi. La sua gestione amministrativa si basa sull’idea che i rapporti con i cittadini debbano essere regolati esclusivamente da quanto è previsto nei codici, sia in quello civile che ancor più in quello penale. Del resto, il suo impegno nella difesa dello stato contro abusi e delitti d’ogni genere, lo ha abituato a sospettare di ogni suo interlocutore e ad assumere, di conseguenza, un atteggiamento di palese diffidenza verso chiunque lo avvicini. Per la natura del suo lavoro raramente ha affrontato problemi di natura diversa rispetto a quelli da lui affrontati nelle aule di giustizia. La sua mentalità si è formata nei lunghi anni di un lavoro fatto di leggi, decreti, articoli e commi. Come i tanti altri magistrati come lui dediti alla politica, ha la tendenza a risolvere i problemi con le norme, a prediligere la nozione di regola e di proibizione, ignorando in gran parte le conoscenze basilari dell’economia, contrastando, spesso inconsapevolmente, la ricerca del giusto e legale profitto imprenditoriale che è alla base del benessere comune. Per Nicola Magrone i problemi si risolvono definendo ciò che è consentito e ciò che non lo è. Se qualcosa non funziona è sufficiente stabilire quale norma non sia stata rispettata e perseguire i responsabili. Ma questo non basta per amministrare una comunità. I magistrati sono necessari per giudicare se sono state rispettate le leggi, non sempre sono le persone giuste per governare. È sempre antipatico generalizzare ma è innegabile che per bene amministrare una città la stretta osservanza dei dettami della giustizia amministrativa non è sufficiente. Necessaria sì ma non sufficiente.
La città, ogni città, ha la sua essenza nell’umanità che vi abita, che la costruisce. Ognuna è diversa dalle altre, con la propria storia, con tradizioni ed aspettative diverse, che non sono determinate solo da regole e proibizioni ma anche da incentivi: la legge dice come si amministra ma diventa inutile se nessuno si preoccupa di mettere al lavoro persone che abbiano gli stimoli e le competenze giuste per amministrare.
Se non si riescono a risolvere i tanti problemi della raccolta differenziata, la soluzione non è da ricercare nelle leggi ma è quella di pretendere che l’assessorato all’ambiente, visto e considerato che si è voluto eliminare la “vecchia” consulta, si metta a lavorare per capire il perché del basso livello del servizio di raccolta a fronte dell’enorme differenza di costo che dal prossimo anno graverà sulle tasche dei modugnesi.
Se ci si deve confrontare a muso duro con i mercatali del venerdì, per non subirne supinamente la protervia e le provocazioni, non basta considerare solo gli aspetti legati alla regolarità del contratto di comodato d’uso del suolo o alla “tradizione”. Per dibattere con forza con tanti “forestieri” sarebbe stato sufficiente studiare l’incidenza del mercato del venerdì sulla economia locale. 200 bancarelle di operatori “non modugnesi”, in ognuna delle quali lavorano almeno tre persone, portano via da Modugno, dall’economia delle famiglie modugnesi, 4 milioni di euro l’anno (almeno 50 € al giorno per operatore, per ogni venerdì dell’anno calcolando, sovrastimandolo, un guadagno del 40% sul totale incassato) per articoli di basso costo che a Modugno si potrebbero vendere ugualmente, tutti i giorni della settimana, per tutto l’anno, in negozi gestiti da modugnesi che però non vengono aperti proprio perché c’è il mercato settimanale. Almeno i guadagni resterebbero e circolerebbero nell’economia modugnese.
Se si vuole rendere più vivibile la città non basta trattenere nei cassetti le nuove N.T.A. che regolamentano il settore edile, bloccando in questo modo il lavoro di tanti artigiani ed imprenditori, magari pensando, come sperano i più malevoli, di fare un dispetto a qualcuno. Il dispetto invece lo subiscono i tanti addetti all’edilizia che non lavorano, non certo chi non lavorando non spende. Sembra di assistere al ripetersi del “non ti rilascio le concessioni, così non puoi costruire i capannoni che impediscono alla puzza di ammorbare la città” che ha subito per anni la Tersan Puglia che, invece, nel frattempo continuava a lavorare senza doversi impegnare, finanziariamente, nella realizzazione di quelle strutture. Chi ne ha tratto i maggiori vantaggi? Non certo i modugnesi.
Se la zona artigianale somiglia più ad un centro d’accoglienza di immigrati che ad una area di produzione di manifatture d’eccellenza, sarà “anche” a causa della decennale crisi nazionale ma non è “solo” questa la causa; una larga responsabilità va addossata alla amministrazione cittadina, a quell’assessorato alle attività produttive che non si preoccupa di riunire e consultare i tanti artigiani che in quella zona operano o tentano di operare, per trovare e adottare le soluzioni più idonee per lavorare almeno senza rimetterci. Sono già tanti quelli che hanno chiuso e per ogni azienda che chiude si abbassa il livello di “benessere” dei modugnesi.
Siamo a fine anno e di solito in questi giorni si sprecano gli auguri per un “anno prossimo” migliore, per un futuro che non arriva mai. L’invito, implicito negli auguri, è sempre quello di guardare avanti, a quello che verrà. Il mio personale invito, rivolto a tutti i modugnesi, è invece quello di guardare indietro, per riflettere su quello che ha reso possibile ad una minoranza, seppur numerosa, di modugnesi di eleggere il miglior candidato sindaco degli ultimi 20 anni. L’augurio invece, sempre rivolto a tutti i modugnesi, è quello che presto si possa vedere un sindaco migliore.

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Un commento

  1. In sintesi, gli manca “l’anima dell’Amministratore”, quella che lo avrebbe fatto sentire vicino ad un qualsiasi Cittadino. Lui, invece, non trova di meglio che procedere imperterrito all’insegna del suo “io sono io e tu non sei un ……”!

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