Attenzione alla Tirannia delle minoranze

Nei “social network” si fa sempre più pressate la richiesta di legare la decisione politica alla volontà degli elettori,

senza intermediari. Nei “regimi” democratici la volontà popolare è portata all’interno delle istituzioni dai rappresentanti eletti dal popolo. Impossibile però, come purtroppo dimostrato in tante occasioni, legare l’azione dei rappresentanti alla volontà dei rappresentati. La necessaria autonomia dei delegati, concessa per liberarli da vincoli clientelari o interessi particolari, è spesso utilizzata per tradire il “mandato” degli elettori.
All’aumentata disaffezione per la politica, causata dagli infedeli comportamenti dei delegati, fa da contraltare l’utilizzo sempre più massiccio della rete  da parte delle minoranze politicamente impegnate proprio per farla. Ed è nei forum internettiani che si fa largo l’opinione che sia necessaria la diretta partecipazione della “Rete” nella gestione della cosa pubblica, in sostituzione di una democrazia scarsamente affidabile come quella rappresentativa.
La richiesta di concessione esclusiva agli internauti della gestione delle istituzioni pubbliche si scontra, però, con alcuni concetti fondamentali del “governo del popolo”: la gente ha il pieno diritto di non volersi occupare di politica e quindi è del tutto normale che gli elettori affidino ad altri tale incombenza; la stragrande maggioranza della gente ha un sacco di cose da fare e non si diverte affatto a fare politica; la maggior parte della popolazione disprezza o assiste passivamente alle sceneggiate della politica.
La seconda incongruenza riguarda il limitato numero di elettori che partecipano alle discussioni politiche – i “politicamente attivi” della Rete sono meno del 0,5% (uno su duecento) dell’elettorato – e non è un mistero che tale minoranza politicizzata si sente moralmente superiore e disprezza profondamente la massa che si astiene dalla politica.
Tale disprezzo ha radici antiche; è negli anni settanta del secolo scorso, nelle scuole e nelle università, che nasce l’ideologia assembleare: le decisioni le prendono coloro che si riuniscono in assemblea, gli assenti hanno sempre torto. Si predica l’idea del primato morale della politica: se fai politica, se sei impegnato, allora sei un gradino sopra gli altri; nel caso opposto sei un egoista, un opportunista, un qualunquista. Negli ultimi anni, con l’espansione di Internet questo “egocentrismo da assemblea” si è largamente consolidato e diffuso negli innumerevoli “blog” disseminati nel ciberspazio, rendendo più potenti le minoranze politicamente impegnate. Anche nei social media della nostra città sono largamente presenti segnali di “superiorità intellettuale”, lanciati da minoranze che hanno caratteristiche estremistiche e di faziosità che non appartengono alla maggioranza dell’elettorato modugnese e che confermano come, dopo un lungo periodo di democrazia assente, stiamo rischiando di subire la dittatura delle varie minoranze politicizzate che orbitano intorno al consiglio comunale.

 

Andiamo verso tempi drammatici per tutti e soprattutto per la nostra città. Abbiamo bisogno che nell’istituzione comunale siano rappresenti tutti i Modugnesi, nessuno escluso. Non abbiamo bisogno di comitati elettorali o formazioni politiche ad personam, dopo anni di ubriacature dell’antipolitica c’è la necessità di vera politica. Alexsis de Tocqueville nella “Democrazia in America” già nel 1835 ammoniva che “la democrazia non è il governo della maggioranza, è il governo di coloro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza” e sempre da lui abbiamo imparato cosa sia la tirannide della maggioranza ma adesso, con un rovesciamento speculare, stiamo sperimentando la tirannide della minoranza; ci chiediamo come sia possibile che delle forze politiche minori impediscano alla maggioranza di governare. Gli internauti orbitanti sulle varie minoranze in consiglio comunale non sono un campione rappresentativo degli elettori modugnesi, sono invece i più aggressivi, i più faziosi, i peggio informati – leggono solo ciò che li conferma nella loro opinione – sono lontani dal comune sentire della gente. Minoranze rumorose che credono che un mi piace o un commento o una condivisione possa valere più dei voti di quanti, nel segreto dell’urna, mai li voteranno.
È il voto che permette ai cittadini più marginali della società di esprimersi alla pari di tutti; il mandato politico degli elettori si compie quando l’azione politica si concretizza non tenendo conto dei propri militanti, ma di chi non ha voce. L’azione politica spetta agli organismi rappresentativi e democraticamente eletti ma va definita ed elaborata “direttamente” con gli elettori, in incontri aperti ad ogni discussione e contributo, in modo da realizzare quella Democrazia partecipata auspicata da tanti.
Il prossimo 25 agosto il consiglio comunale approverà o boccerà la proposta di delibera del sindaco Magrone relativa alla emergenza edilizia. I consiglieri delle tre, o più, minoranze nelle quali si sono divisi, dovranno inderogabilmente esprimere il loro voto, favorevole o contrario. La speranza è che fino ad allora si adoperino per consultare preventivamente i loro “mandanti”. La tanto auspicata democrazia partecipata sarà attuata se avranno concordato con i loro elettori la risposta da dare e se avranno considerato che i loro elettori non sono solo i frequentatori di internet . E se terranno nel debito conto che la cosiddetta democrazia diretta, pretesa nei social forum, favorisce la tirannia dei piccoli gruppi, in particolare di quelli che urlano più forte degli altri.

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