I Fanti d'Italia a Bitetto, nel nome di San Martino, per gli alluvionati di Genova

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Cattedrale di Bitetto

I Fanti d’Italia hanno da poco celebrato la ricorrenza del novantennale della traslazione delle spoglie del  Milite Ignoto da Aquileia a Roma, a ricordare lo spirito di sacrificio che spinse tanti giovani da poco diventati Italiani a portare a compimento l’Unità Nazionale. Non già per vuota e anacronistica retorica ma per tenere viva la memoria di chi ci ha preceduto nella condivisione di valori universalmente riconosciuti, l’Associazione Nazionale del Fante da diversi anni sta portando avanti una serie di progetti d’intervento umanitario che travalicano l’ambito prettamente “militare” per impegnarsi nel volontariato tout court. Negli anni precedenti numerosi sono stati gli interventi promossi dall’Associazione: Kosovo, Terra Santa, Bielorussia, oltre che sul territorio nazionale.

Un occhio particolare va alle iniziative varate in concomitanza con la ricorrenza liturgica di San Martino, patrono dell’Arma di Fanteria che, insieme al Beato Papa Giovanni XXIII patrono dell’Esercito Italiano (anch’egli Fante, già effettivo al 73° rgt. f. “Lombardia”),incarna singolarmente le tre virtù teologali della Fede, della Speranza ma, soprattutto, della Carità.Il motto dell’Associazione (Onorare i Caduti operando per i vivi) rispecchia quindi fedelmente l’insegnamento e la vita di Martino, una vita spesa al servizio degli altri, come soldato e, successivamente,come vescovo. Secondo la sua biografia, Martino nacque nel 317 a Sabaria (oggi Szombathely), una città della Pannonia (attuale Ungheria) figlio di un Ufficiale dell’esercito romano.

Trasferitosi a Pavia, sentì parlare del Cristianesimo che lo coinvolse fino al punto di diventare catecumeno. Il padre voleva che suo figlio diventasse un soldato e così prestò giuramento militare a soli 15 anni. Una notte d’inverno, mentre faceva la ronda, incontrò un povero vestito di stracci. Martino tagliò il suo mantello in due pezzi e ne donò la metà al povero. Per questa azione fu deriso dai compagni, ma la notte seguente, mentre dormiva, gli apparve Gesù rivestito del suo mantello che diceva agli angeli: “Martino, ancora catecumeno, mi ha coperto con questo mantello”. Venne battezzato all’età di vent’anni e giunto ai 40, decise di deporre le armi per diventare monaco. Nel 371essendo morto il Vescovo di Tours, i fedeli di quella città lo acclamarono come loro Vescovo.

Il suo episcopato durò 26 anni e la sua fama si sparse ovunque. La morte lo raggiunse l’8 novembre del 397 e le esequie si celebrarono l’11 Novembre. Con breve atto Apostolico, il Santo Padre Pio XII proclamò il Santo Vescovo Martino di Tours Patrono Celeste di tutta la Fanteria Italiana, accogliendo il desiderio espresso dallo Stato Maggiore dell’Esercito, con l’adesione del Ministro della Difesa, presentato a Sua Santità dall’Ordinario Militare per l’Italia, S. E. Mons. Carlo Alberto Ferrero.Questo Atto Pontificio, sigillato con l’anello del Pescatore, porta la data del 24 maggio 1951. La figura del Santo ha lasciato un solco indelebile nella cultura e nelle tradizioni popolari un po’ in tutto il mondo:fra tutte vale la pena di ricordare la Cappella dedicata a San Martino nella Basilica Inferiore di Assisi, riportante una serie di affreschi sulla sua vita ad opera di Simone Martini nel periodo a cavallo del 1317.

In tutta la cristianità, poi, le celebrazioni in onore di San Martino, che coincidono con preesistenti feste bucoliche di origine pagana, hanno tradizioni alquanto pittoresche e caratteristiche: in Danimarca e Svezia è d’uso consumare pasti a base di carne d’oca; in Germania, invece, nel corso della vigilia i bambini si mascherano e portano in corteo dei lumini accesi. Fattore comune, in tutti gli eventi e le celebrazioni, il riferimento alle attività agricole: dalle fiere/mercato con compravendita di animali da pascolo, al travaso del vino nuovo detto “brusco” (prima che venisse in voga il termine attualmente aduso di “novello”) accompagnato dalle castagne scaldate al fuoco. Anche in letteratura si è spesso citato San Martino: impossibile non ricordare la poesia scritta dal Carducci nel dicembre 1883, contenuta nella raccolta “Rime nuove”, fino ai riferimenti alla chiesa londinese di San Martino al Campo più volte riportati da George Orwell in “1984”.

Le tradizioni popolari, poi, sono un autentico florilegio di riferimenti e citazioni: nelle valli lariane ad esempio, nell’abitato di Lèzzeno, il Santo non gode molta simpatia a causa della locale conformazione orografica del territorio che – dall’11 novembre al 17 gennaio – lascia il paese totalmente all’ombra, sì da dare origine ad un irriverente detto popolare che recita “San Martin l’è un asasin, al me porta vie el suu dal campanin; Sant’Antonij l’è un om de ben, ma la dà e ma la mantenn” (San Martino è un delinquente che mi toglie il sole dal campanile, Sant’Antonio abate è un uomo per bene, me lo dà e me lo conserva).

Altrettanto pittoresco un detto popolare della valle dell’Ofanto, nel quale si invoca San Martino (che, è bene ricordarlo, aveva anche fama di taumaturgo) per far passare coliche e dolori addominali in genere: “Sante Martine, da luntane veniste, tutte ‘mbusse arruìste, uommene bbuone e femmena triste, sope au sacche de sarmijente, fà passà stu dolore de vejnde” (San Martino, venisti da lontano, arrivasti tutto bagnato, uomo buono e donna malvagia, su di un pagliericcio pieno di sterpi, fa’ passare questo dolore al ventre), riferendosi ad una tradizione popolare secondo la quale il Santo in una notte piovosa chiese ospitalità ad una famiglia. Il marito voleva accoglierlo ma la moglie si oppose. L’uomo allora, di nascosto dalla consorte, fece dormire il Santo nel granaio, preparandogli alla meglio un sacco pieno di sterpi. San Martino lo ringraziò guarendolo dalla cronica colica addominale che lo affliggeva.

Da allora, soprattutto nel circondario di Trinitapoli (BT), è d’abitudine ricorrere all’intercessione di San Martino per scopi “terapeutici”.In inizio abbiamo ricordato la virtù della Carità, esemplarmente incarnata da San Martino: ebbene, proprio il prossimo 11 novembre a Bitetto (BA), alle ore 17:30, verrà presentato presso il Municipio il progetto d’intervento umanitario “Leoni di Liguria” in omaggio al disciolto 157° reggimento fanteria “Liguria”,  progetto ideato dalla Sezione del Fante di Val Menaggio (CO), da diversi anni operante in trasferta in territorio pugliese. Tale progetto intende abbinare le celebrazioni per la ricorrenza di San Martino ad una raccolta di aiuti in favore delle popolazioni genovesi colpite dall’alluvione dei giorni scorsi. Gli aiuti in questione saranno raccolti durante l’offertorio che avrà luogo nel corso della Santa Messa che avrà luogo subito dopo la presentazione del progetto, presso la Cattedrale di S. Michele Arcangelo alle ore 19:00.

L’evento, a cui parteciperanno Autorità civili e militari nonchè tutte le realtà associative bitettesi, vuol essere quindi uno sprone a ben operare per venire incontro alle necessità di chi ha più bisogno, spinti da sentimenti di partecipe solidarietà. Dalle colonne di Bari Sud Ovest, quindi, un invito a tutti affinché partecipino numerosi a questa meritoria iniziativa.

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