Sulla Libia dopo i caccia volano gli stracci

Sollecitati dalla Francia che intende approfittare del malessere nord africano per sostituire l’Italia come partner privilegiato dei libici, si sono affannati a far decollare i loro velivoli da guerra e dopo soli quattro giorni cominciano a ripensarci. È già successo con Saddam, sarà la stessa cosa con Gheddafi. Alla spasmodica ricerca di fonti energetiche, l’Italia acquista dal vicino paese africano circa un quinto del suo fabbisogno annuale.
 
La nostra ENI, che commercializza con il più noto marchio AGIP la benzina prodotta con il petrolio libico, ha stipulato con il colonnello ora caduto in disgrazia, contratti da miliardi di euro negli ultimi anni, andando contro gli interessi delle maggiori compagnie mondiali del settore petrolifero, fra le quali non dimentichiamo esserci la francese Total. Estromesse dal paese libico nei primi anni settanta, dopo la presa del potere da parte dell’esercito capeggiato dal colonnello, cercano ora di approfittare dell’occasione.
Chi ci fa la figura peggiore in questi giorni è il presidente Berlusconi. Costretto negli anni a rincorrere e prevenire le mattane del leader libico per continuare a far arrivare petrolio e non immigrati sulle coste italiane, si è lasciato andare a dichiarazioni unilaterali di amicizia e solidarietà verso il dittatore africano, arrivando al punto di permettergli di accamparsi con tenda e amazzoni al seguito in uno dei giardini più belli di Roma. Svariate volte ha dovuto chiamare amico il Rais, non certo per ingraziarselo (vista anche la scarsa avvenenza della guida della rivoluzione) ma per allontanare l’incubo dei barconi pieni di clandestini dai porti italici.
Sbagliato fidarsi di Gheddafi? O invece non doveva fidarsi di chi, in nome della stabilità del bacino mediterraneo plaudiva alle esternazioni (un po’ claunesche questo sì – ma così è fatto l’uomo di Arcore) messe in scena dal Silvio nazionale? Obama, dopo aver iniziato anche lui una guerra, come tutti o quasi i presidenti Usa che lo hanno preceduto, ora intende defilarsi, spaventato dalla confusione creata dalle operazioni coordinate dal francese Sarkozy, novello Napoleone talmente ossessionato dal desiderio di apparire più alto che non si cura dell’incerta andatura che assume camminando con delle scarpe dai tacchi tanto alti.

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