Da una terra desolata ad una zona d'eccellenza

Pubblichiamo un articolo dell’Avv.Tiziana Chirulli.

Il territorio della zona industriale di Modugno necessita di un intervento radicale che, partendo dai servizi essenziali, si spinga fino alla realizzazione di un progetto di sviluppo infrastrutturale, di portata tale da renderlo una zona d’eccellenza.

E’ auspicabile che ciò possa realizzarsi al più presto, al fine di rilanciare un territorio che, per il Comune di Modugno, costituisce una indiscussa risorsa, geograficamente appetibile in quanto posto al centro di un interessante snodo di mezzi di comunicazione, tali da poterlo rendere il polo industriale più importante del bacino orientale del Mediterraneo: una serie di strade statali, quasi tutte a doppia corsia e a doppia carreggiata, nonché il casello autostradale ubicato a  soli 800 mt. che la pongono in collegamento con tutto il restante territorio regionale e nazionale, il porto marittimo di Bari, distante  a soli 4 Km e l’aeroporto di Bari Palese a soli 3 Km.

Ovviamente sorge spontaneo chiedersi con quali risorse finanziare i necessari interventi di valorizzazione e la risposta a questo quesito risente delle giustificate preoccupazioni circa la difficile disponibilità di denaro contante da investire in eventuali progetti di sviluppo. Tali preoccupazioni, infatti, appaiono, oltremodo fondate laddove ci si soffermi su alcune considerazioni, ossia la necessaria contrazione degli investimenti operata dagli enti territoriali già da alcuni anni orsono, al fine di operare un controllo sull’indebitamento netto, in ossequio agli obiettivi imposti dal patto di stabilità interno e l’innegabile diminuzione delle entrate fiscali che conseguirà all’applicazione della normativa in tema di federalismo municipale.

Eppure, allo stato di degrado denunciato di recente anche da Confindustria che ha definito la zona industriale una terra desolata, occorre porre rimedio.
A tale fine, senza rimpallarsi le reciproche responsabilità, occorre individuare con chiarezza le competenze degli enti territoriali coinvolti nella gestione del territorio.
Per quanto riguarda i servizi essenziali, questi, a mente dell’art. 5 della legge regionale n. 2 del 8/3/2007 e dell’art. 6 dello Statuto consortile, devono essere forniti dal Consorzio Asi. Ad esso, infatti, spetta la gestione, nelle aree di competenza, del servizio di pulizia delle strade e delle aree pubbliche, di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nonché quelli di occupazione del suolo pubblico e di pubblicità.

Detta gestione, sempre secondo il tenore letterale dello Statuto, è finalizzata a garantire un’azione coordinata su tutto il territorio industriale, con maggiori economie, agevolazioni, interventi di recupero territoriale e di incentivazione dei processi di industrializzazione, al fine di conseguire più elevate capacità di investimento da parte degli imprenditori. Pertanto, l’amministrazione comunale, rispetto alla prestazione di detti servizi, in qualità di ente consorziato, ha l’obbligo di vigilare e di sollecitare le evidenti inottemperanze.

E  per i servizi che renderebbero la zona industriale un territorio d’eccellenza?  In tale senso sarebbe proficuo attivare un rapporto di cooperazione con il Consorzio attraverso la sottoscrizione di apposite convenzioni, in modo tale da chiarire i termini della collaborazione e quindi i rispettivi ambiti di competenza e le peculiari responsabilità. I servizi che, a tutt’oggi sembra utopistico poter realizzare, servirebbero ad integrare la realtà delle imprese, sempre più spesso piccole cattedrali nel deserto, con il territorio circostante, e a rendere la vita dei lavoratori più agevole. Parliamo di un asili nido, di un ristorante, di un bar, di un ufficio postale, di uno sportello bancomat.

L’amministrazione comunale, potrebbe, d’intesa con il consorzio, individuare le aree e realizzare le infrastrutture necessarie, o, per esempio, recuperare quelle già esistenti mediante interventi di semplice ristrutturazione dove poter ubicare detti servizi. E per la gestione? Esiste lo strumento della esternalizzazione alle cooperative sociali che, oltre a fornire una risposta a bisogni pubblici insoddisfatti, al contempo consente di perseguire l’ulteriore non trascurabile obiettivo di determinare l’allocazione lavorativa di personale, con la possibilità di coinvolgere, nell’assetto societario, anche le stesse imprese presenti sul territorio direttamente interessate alla gestione dei suddetti servizi.

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