LA RICERCA SI RIPRENDE IL FUTURO

una nota di Rosario Polizzi


La propensione alla scoperta, per molti, pare essere una peculiarità del mondo tattile, visibile ed in camice bianco. Non è così. Anche in politica si può affrontare la cosiddetta ricerca, quando ricorrono le condizioni di assoluta necessità, come nel nostro caso. Non accorgersi, per esempio, di aver esaurito la vitalità di esistenza per tutti quei principi e quei valori fondanti, non più sostenibili con la flebile forza residuale di consumate esperienze, significa voler andare incontro alla resa e quindi al fallimento politico.
Vogliamo pensare a cosa è accaduto negli ultimi due/tre anni nella politica italiana?
Ebollizioni, diluizioni, miscelazioni, ricomposizioni hanno rappresentato la commedia del mercatino dell’usato, dove ognuno ha depositato qualcosa e da dove ha prelevato qualcos’altro. E dove nessuno ha finito per trovare qualcosa di nuovo. Pezzi di politica andavano in frantumi e nessuno ha voluto fermarsi a riflettere. Intere organizzazioni di partito si sgretolavano e nessuno ha guardato più avanti. La popolazione, che noi chiamiamo “la gente”, voleva avvicinarsi alla speranza ma ha finito per allontanarsi dalla disperazione. Sinistra, destra, zone estreme, zone di centro: un rimescolarsi continuo per inerzia, senza progetti o novità; un cerimoniale di recitazione forzata che ha partorito soggetti politici ricchi di tare ereditarie, pertanto esasperatamente deforme.
Bene! Ma che cosa significa fare ricerca in politica?
Significa fare un’analisi approfondita ed onesta delle convinzioni proprie ed altrui; significa soppesare quanto conviene tralasciare e quanto importa sostenere e difendere; significa intercettare la molecola di qualità all’interno di una qualsivoglia parte, cercando di aggregarla; significa soprattutto immaginare gli scenari del futuro. Questa è ricerca. E se sopraggiunge la scoperta, occorre sperimentarla e poi adottarla con coraggio e decisione.
Vogliamo sperimentare una nuova formula aggregativa che ha superato la fase sperimentale di “laboratorio” ma attende la fase per così dire “clinica”. Si è aperto un percorso politico nuovo, perché si è indagato a lungo in quel “mercatino dell’usato”, nel sistema dei vecchi schieramenti, fra le energie ancora riattivabili, si è guardato oltre il tempo contingente e quindi “creato” il NUOVO, che non è più rappresentato da una programmazione politica generalista, ingessata negli steccati dei colori e delle discendenze. Il nuovo è rappresentato dalla “summa” di braccia e di intelletti, senza preclusioni, purché capaci di difendere, servire e promuovere il territorio. Il parallelo con la ricerca e la sperimentazione giustifica “scientificamente” ogni avvicinamento politico ed esalta al tempo stesso la metodologia del procedimento politico. E’ il nuovo sentire politico!

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Un commento

  1. Vuoi sentire una cosa papale papale……non ci ho capito niente. Parlare di ricerca da uno come Polizzi che in vita sua “politicamente parlando” no ne ha azzeccata una. L’extra vecchio che avanza??? Il nuovo sentire politico qual è? Salvini??? Grillo???? Forza Nuova??? Qui in Italia stiamo affondando, per colpa di tutta questa classe politica ke pensa solo e soltanto a se stessa. punto. Nessuno pensa alla “gente” che è senza lavoro, che non ha i soldi per curarsi, che non può comprare i libri ai figli, che non può pagare le bollette….E costoro pensano ad un nuovo metodo politico. Bella come barzelletta….meno bella come una esternazione di uno navigato della politica…Ma si goda la pensione (ke è oltre i tremila euro al mese) e si vada a divertire alle Maldive. che è meglio!!! La misura è colma…

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