“Modugno – Maria SS. delle Grazie”

Questa è una e-mail di contatto dal sito http://www.barisudovest.it/ inviata da: Angelo angeloruccia@libero.it

La lettrice “modugnesadoc”, con una mail del 28 giugno u.s., mi ha invitato a mandare al giornale un po’ di materiale per far meglio conoscere quanto da me chiosato in ordine all’articolo “Modugno – Maria SS. delle Grazie” pubblicato il precedente giorno ventisette.

 

Quelli accennati sono ricordi della mia fanciullezza “da orfano di guerra” che partono dalla prima metà degli anni quaranta per poi terminarvi nei primi anni cinquanta. Da parte mia non posso offrire alcuna testimonianza tangibile (scritti, foto, ecc.) se non i miei ricordi pur se intimamente bellissimi e quindi incancellabili.

Si era in pieno conflitto mondiale e chi più e chi meno aveva un lutto in casa. Ci si sforzava con ogni mezzo per rendere la pillola della vita meno amara possibile, si giocava “a spacca chiangh” con i “quattro soldi” fuori corso, si giocava “a campo”, a “ladri e carabinieri”, a “zump e mitt sott”, “o’ palm”, “cu’ verruzz” o col “cerchio della bicicletta”, “a palla” lungo il corso (tanto, di auto non ne passavano ..), ecc. ecc. Le nostre madri facevano i dolci utilizzando in parte i noccioli delle albicocche, noccioli che, in verità, venivano da noi “trafugati” per giocare al “castello” e per poi rivenderli agli straccivendoli. Per quanto mi riguarda, i palcoscenici erano due: l’uno sul marciapiede fra via Vergini e Via Manzoni, l’altro nell’area delimitata dalle vie Corsica, San Giovanni e Monte Cassino e che all’epoca corrispondeva alla Via Caccabo (chi fosse non lo so) da diversi anni cancellata dall’onomastica stradale. Mi chiedo se c’è qualcuno, ad eccezione dei residenti, che ha mai percorso a piedi (impossibile altrimenti) quella bellissima e struggente stradella sul retro della Chiesa di San Giovanni. Lo consiglio ai volenterosi: si respira “aria di medio evo”, aria d’un tempo che non c’è più!

Ecco, questo era lo scenario in cui si svolgeva “la festa della Madonna della Grazia” (rigorosamente al singolare!) pur se appena usciti dall’arco, verso l’interno, ci s’imbatteva in un tombino di fogna a cielo aperto; per l’occasione, non s’intravedevano i muri scrostati delle dimesse case di Via Vergini in quanto totalmente occultati dalle “coperte” che all’epoca rappresentavano “l’oro di famiglia” da ostentare in occasione delle feste religiose. Luminarie a go-go e canti a squarciagola: tutto iniziava dall’arco di Corso Vittorio Emanuele per terminare all’incrocio con Via Corsica ma dell’atmosfera di festa ne risentiva quasi tutto il Centro Storico.

In concomitanza del “boom economico” degli anni ’50 e ‘60 le “coperte” iniziarono a … diradarsi pur se in equa proporzione all’emigrazione, all’abbandono dei campi, alla televisione, alla “seicento”, al benessere ed al progresso in genere. Ora c’è un solo residente, pur se non “storico” ma stoico, testardo e volenteroso, che novello “Re di Poggioreale de noantri”, da vari anni fa quel che può per non fare dimenticare.

Meriterebbe una medaglia

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