Sorella Povertà

 

La decennale contrapposizione politica fra ugualitari e libertari che si alternano alla guida dei governi post democristiani nel nostro paese

ha ricevuto dal Vaticano, con la nomina a Papa del gesuita argentino Francesco I°, un’ulteriore invito a considerare preminente nella conduzione della cosa pubblica la solidarietà, la fraternità. La lotta politica degli ultimi decenni, trasformatasi spesso in cruenti conflitti istituzionali, ha reso tanto debole il nostro paese da costringerlo a rivedere al ribasso il sistema dell’assistenza pubblica, a tassare il ceto produttivo oltre ogni limite, ad aprire la porta alla miseria. Miseria non povertà. Miserabili sono quegli individui disposti a qualunque cosa, a commettere atrocità e crimini per raggiungere il livello di benessere che credono a loro stessi dovuto. Il povero accetta con dignità la sua condizione. Povero era Gesù Cristo; Francesco d’Assisi ne seguì l’esempio e chiamava “sorella” la povertà. La scelta del 266° pontefice di assumere il nome del “poverello di Assisi” è un messaggio lanciato ai governanti dal rappresentante (eletto) della più antica forma di governo al mondo. Sono quasi duemila anni che da Roma vengono lanciati al mondo inviti a considerarci tutti fratelli, uguali e liberi nella grande famiglia umana. Dal conclave, con la nomina a papa del cardinale gesuita italo argentino Bergoglio, è stato inviato alle istituzioni politiche l’esortazione alla lotta contro la miseria che solo l’impegno fraterno della comunità umana può sconfiggere. Non può esserci libertà fra gli uomini se sono governati da miserabili con la violenza e il crimine; non può esserci uguaglianza fra gli uomini se le istituzioni finanziarie reputano più impellente il pagamento dei debiti rispetto all’assistenza sanitaria, più importante il bilancio bancario della salute dei bimbi. Il macigno che grava sulle spalle dell’umanità non è la povertà materiale dei popoli ma la povertà di spirito cristiano che anche all’interno del Vaticano (vedi gli innumerevoli scandali dell’Istituto Opere Religiose) contraddistingue le istituzioni finanziarie e i cardinali, eleggendo per la prima volta un “Papa Nero” gesuita, hanno dimostrato di voler dare una “ramazzata” di pulizia all’interno di quella curia romana che in tante occasioni ha dimostrato di essere tutt’uno con quelle istituzioni bancarie e politiche che tanto danno procurano a noi italiani.

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