Risorgimento Mediterraneo

Contemporaneamente l’intelligence albionica incontra Cavour e concorda con l’esponente piemontese la fornitura delle armi per l’esercito piemontese.  Il debito derivante da tale contratto sarebbe stato saldato con l‘attivo delle casse del regno delle due sicilie. Regno da conquistare con un colpo di stato da attuare con l’invio di un esercito non ufficialmente riconducibile al regno sabaudo (nel caso il comandante dell’esercito, Garibaldi, non fosse riuscito nell’impresa – come in effetti si rischiò sull’Aspromonte calabrese –  non ci sarebbe stato nessun eroe dei due mondi) e la corruzione di quella parte della borghesia meridionale  alla quale le sterline inglesi potevano assicurare lo sbocco verso i mercati orientali ricchi di materie prime.

Materie prime come il petrolio di cui è ricca la Libia. La storia si ripete, dicevamo, e si ripetono anche i piani strategici per il controllo dei territori in cui le materie prime come il petrolio esistono. Prima a ovest con la Tunisia, confinante con l’Algeria controllata dagli alleati  francesi, subito dopo a est  con l’Egitto per spaventare il gigante cinese con la minaccia della chiusura del canale di cui sopra e costringerlo a non prendere posizioni troppo contrastanti ed infine con il paese a nord, l’Italia, per strapparle il ruolo di partner privilegiato del maggior produttore di greggio africano.

Gli interessi della francese Total e della British Petroleum inglese che stanno cercando di recuperare le decine di miliardi di euro versate al colonnello Gheddafi per la ricerca, a quanto pare infruttifera, di nuovi giacimenti petroliferi nel mediterraneo, sono il motivo scatenante della ricerca di nuovi equilibri politici in grado di assicurare il controllo dei pozzi petroliferi in mano però alla italiana ENI titolare del 50% dei diritti di sfruttamento dei giacimenti di greggio libico. Altro che richiesta di rispetto dei diritti civili e aiuti umanitari per il popolo affamato. Non è il risorgimento mediterraneo è una guerra di conquista mascherata da rivoluzione popolare, con idee elaborate a Londra, divulgate da intellettuali Parigini e finanziate da capitali anonimi. Non ci resta che riflettere, aiutati dalle parole di  Bertolt Brecht:

Sul muro c’era scritto col gesso: vogliono la guerra!
Chi l’ha scritto è già caduto.

Generale, il tuo carro armato/è una macchina potente/Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente. Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto./Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

la guerra che verrà/non è la prima
prima ci sono state altre guerre
alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti
fra i vinti la povera gente
faceva la fame
fra i vincitori
faceva la fame la
povera gente ugualmente.

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