"Il pianeta dei sette raggi"

il libro di Vito Signorile

Un romanzo che accompagna il lettore in un percorso attraverso profonde sensazioni e misteriosi ricordi.
Le vicende narrate alimentano nel lettore la voglia di conoscere “verità” note solo a chi, come il personaggio principale del romanzo, ha oltrepassato il confine posto fra la vita e la morte.

Un romanzo da leggere, di un autore da conoscere in questa intervista.

Fedele Pastore: Magrone di sinistra?

allora io sono “Che” Guevara

Nel video delle slow news 3 sono stati affrontati due argomenti: la formazione del governo nazionale – realizzato con un “contratto” dal carattere più privatistico che politico e le potenziali ricadute sulle “alleanze” locali – e il “collocamento politico” del sindaco Magrone e dei consiglieri comunali di Modugno.
 

RIFIUTI DA ROMA

una nota di Peppino Longo

“Il dietrofront sui rifiuti di casa Raggi da parte dei grillini pugliesi, fa un po’ tenerezza. Della serie cosa si deve fare per campare. E ancora più tenerezza fanno le motivazioni a giustifica di tale, per me, scellerata scelta. Del resto, ci fanno in pratica sapere, cosa sono 300 tonnellate al giorno di immondizia indifferenziata capitolina da sversare in Puglia? Sembra quasi di sentirla Virginia, uno dei grandi capi in carica, rivolgersi ai sudditi 5Stelle pugliesi ordinando di pigliarsi la sua schifezza. Tutti in ginocchio, tutti alle prese con acrobazie linguistiche da prestigiatore, degne insomma del miglior Mago Oronzo. Roma pentastellata ordina, le disastrate province del Sud obbediscono, e non fa niente se finora ci hanno riempito le tasche di strategie sull’economia circolare e dei rifiuti zero. Zero appunto è invece la quantità dei rifiuti che siamo disposti a prenderci”. E’ quanto sottolinea il vicepresidente del Consiglio regionale pugliese, Peppino Longo alla possibile iniziativa di accordo temporaneo tra Lazio e Puglia per il trattamento delle eccedenze dei rifiuti della capitale.

“Comprendo che in materia diventi a volte necessario quel principio di solidarietà transregionale, ma la materia deve essere gestita con buonsenso e senza ritenere il Sud Italia, e nel caso la Puglia, come terra periferica di un nuovo immaginario impero che vorrebbe farne una discarica”, spiega Longo che suggerisce agli “amici grillini, di rivolgersi ai loro ricchi alleati Zaia e Fontana: “La Puglia non può e non vuole smaltire i rifiuti della Capitale, né può essere capro espiatorio di beghe politiche tra Campidoglio e Regione Lazio, e incapacità cronica nell’amministrazione di Roma. In Puglia – afferma Longo – abbiamo gridato il nostro no alla realizzazione di nuovi inceneritori. In Puglia siamo convinti che le conseguenze di scelte non oculate e spesso apertamente sbagliate, possano essere catastrofiche e per questo siamo pronti a scendere in campo in prima linea per bloccare eventuali scempi ambientali. La nostra regione avrebbe bisogno di bene altre attenzioni da parte della Capitale. Per esempio quando si parla di politiche a sostegno del turismo, del fare impresa, dell’occupazione giovanile. Mentre sul ciclo dei rifiuti occorre insistere sulla prevenzioni di comportamenti criminali che hanno ridotto le nostre campagne in discariche e con politiche attive a favore della raccolta e dello smaltimento differenziati”.

Peppino Longo
Vicepresidente Consiglio
Regione Puglia

Modugno: tardive potature

e ripetute derattizzazioni

La polemica originata da un post su facebook (subito oscurato dai moderatori della pagina sulla quale era stato pubblicato) relativa alla segnalazione dei danni causati, dalla tardiva potatura degli alberi di piazza Garibaldi, ai nidi di uccelli di specie protetta posizionati su quei rami, è uno degli argomenti affrontati in questa nuova “puntata” di Slow News di Bari Sud Ovest.

Con Vito Del Zotti, consigliere comunale del Pd modugnese, si è discusso di potature, di derattizzazioni, di task force, di come si dovrebbe discutere in consiglio comunale e di come ha mandato e si dovrebbe mandare a casa un sindaco.

Nel video si fa riferimento ad alcune determine relative a servizi affidati dagli uffici comunali.

Per i costi del servizio di conferimento “sfalci di potatura ecc.” è possibile consultare le determine:

  • 598 del 03/06/2016 per 70 €/ton;
  • 792 del 01/08/2016 per offerta ECO.GRAL a 35 €/ton.
  • 147 del 13/02/2017 per 80 €/ton:

Per la derattizzazione è possibile consultare le determine:

  • 590 del 27/05/2016 per 900 € per alcuni siti ed edifici comunali;
  • 685 del 28/06/2016 per 600 € per l’intero territorio comunale;
  • 686 del 06/07/2016 progetto modalità affidamento;
  • 727 del 21/07/2016 autorizzazione Navita per subappalto servizio derattizzazione;
  • 764 del 25/07/2106 aggiudicazione gara servizio derattizzazione;
  • 826 del 18/08/2017 proroga di un mese
  • 827 del 18/08/2017 progetto modalità affidamento;
  • 1133 del 16/11/2017 affidamento servizio derattizzazione per due anni.

Le determine su citate sono consultabili su “ albo pretorio on line” del comune al seguente link – https://www.hypersic.net/cmsmodugno/servizionline/cittadiniimprese/attiamministrativi.aspx

Buon divertimento.

Renzi c’è, non è andato via

Matteo Renzi c’è e guida il P.d.R.

Il Partito di Renzi, il partito che ha definitivamente sostituito il Pd. Renzi ha concluso la ultra decennale fagocitazione del partito comunista da parte della democrazia cristiana. Strategia ideata e messa in atto da Moro, proseguita da Prodi con l’Operazione Ulivo, poi ribadita con “l’amalgama mal riuscito” (D’Alema dixit) fra la rutelliana Margherita e i fassiniani democratici di sinistra e ormai completata. C’è solo il Pdr.
Chi dava per finito l’ex premier Renzi sarà rimasto di sasso nell’ascoltare quanto ha dichiarato in TV da Fabio Fazio.
Renzi c’è, non è mai andato via. Dopo il 4 marzo si è dimesso da segretario, ma ormai si era assicurato maggioranze assolute nella direzione e nell’assemblea del partito, ha messo fuori i suoi avversari e concluso, con le ultime elezioni, la sua staliniana conquista del partito garantendo l’elezione ai suoi fedelissimi. Chi, come i pentastellati, pensava ad un governo M5S/Pd non si è accorto del tranello che Mattarella, fortemente voluto da Renzi a capo dello stato, ha posto a Di Maio sulla strada che porta a Palazzo Chigi. Il segnale di pericolo mostrato al “giggino stellato” dalle elezioni in Molise, avrebbe dovuto renderlo sospettoso verso l’incarico affidato al presidente Fico della camera proprio nella imminenza delle consultazioni in Friuli. Elezioni che hanno visto il crollo del M5Stelle, dal 24% dei primi di marzo all’8% di fine aprile. Risultato che ora suona come un campanello d’allarme per Di Maio, che si accorge solo ora che la sua insipienza politica non è affatto utile alla base pentastellata. I grillini avrebbero preferito molto di più che lui si accordasse con la Lega e non che si aprisse un tavolo di trattative con il Pd, ed ora sono ancora più insoddisfatti visto che Renzi ha spento il suo “forno” e che l’unico rimasto aperto è quello gestito dalla nota ditta Salvini/Berlusconi.
Renzi c’è e continua a vincere perché non ha avversari e sa che senza di lui non c’è possibilità di governo ed è per questo che è ormai ad un passo dall’ufficializzare la costituzione del suo partito personale. Ha i numeri per farlo e lo ha dichiarato da Fazio quando ha detto che: “su 52 senatori del Pd non ne conosco uno disposto a votare la fiducia a Di Maio”.
Renzi c’è, Di Maio se ne è accorto e ora chiede a Salvini di accompagnarlo al Quirinale, da Mattarella, per ritornare a votare a giugno, non rendendosi conto che questa è l’opzione che più conviene a Salvini in quanto tutti i sondaggi dicono che, anche con il Rosatellum, il centrodestra otterrebbe la maggioranza nelle prossime elezioni. Inoltre questa soluzione non è molto gradita a Mattarella, perché la vittoria alle prossime elezioni di un centrodestra guidato dalla lega non sarebbe molto gradita dal sistema istituzionale, economico e dei media nazionali. Gli interessi delle pmi del nordest italiano, difesi da Salvini, non coincidono con quelli ai quali guarda l’establishment internazionale. Questo Salvini lo ha capito e per non farsi bruciare, mentre l’inconcludente Di Maio deambula indeciso fra un forno e l’atro, evita, in questi giorni di crisi nel Medioriente, di farsi chiamare al Quirinale e spara dichiarazioni sulla crisi siriana a favore della Russia e dei suoi alleati mediorientali.
Renzi c’è e ha bloccato il Pd per farlo diventare PdR. D’altronde non ci sono più i partiti di una volta e neanche i politici di una volta e Renzi, per questo, ha potuto fare quello che ha voluto fare. Non diventerà mai simpatico ma quello che ha dichiarato in tv: “chi ha vinto governi, chi ha perso faccia l’opposizione” è una cosa alquanto sensata su cui si può anche essere d’accordo.
Renzi c’è e l’abbassare la saracinesca e inserire l’allarme al suo forno, ora che Martina, il facente funzioni di segretario, ha aperto al confronto con il M5S, diventa una cosa alquanto imbarazzante per il Pd. I piddini però dovrebbero essere intellettualmente onesti ed ammettere che erano davvero pochi quelli che seriamente potevano immaginare che il loro partito si alleasse (non inciuciasse, perché, per volontà di Di Maio, ora si dice contratto non inciucio) con chi ha fatto della denuncia contro tutto e tutti del Pd, la sua ragione di esistere. Purtroppo è vero anche che, per l’attuale cultura politica dei leader, non sembra sia necessario preoccuparsi dei contenuti politici da inserire negli accordi. Ma non è poi tanto difficile capire che l’alleanza con i 5Stelle determinerebbe la fine del Pd. A loro interessano i “contratti” nei quali sono la parte più forte, come fanno le banche quando si stipula un mutuo, dove si devono accettare pure quelle clausole scritte in piccolo e che non si possono togliere o come quello che la piattaforma Rousseau fa sottoscrivere agli elettori del movimento. A spegnere ulteriormente l’entusiasmo per un accordo Pd/M5S dovrebbe bastare l’esito deludente delle aperture di Michele Emiliano ai pentastellati, ai quali aveva proposto di partecipare al governo regionale: la porta in faccia gli hanno sbattuta e senza nemmeno tanti complimenti.
Renzi c’è e detta la linea. Dopo quasi due mesi di melina e catenaccio si va alla ripetizione della partita o ai tempi supplementari? Elezioni a giugno o quel governo di minoranza che Berlusconi ha proposto? Per il momento chi è stato messo fuori campo è Di Maio, autore di una asfissiante marcatura su Silvio Berlusconi, che lo ha sfiancato tanto da rendere necessaria la sua sostituzione e reso evidente che lui non è in grado di emulare i politici democristiani che, loro sì instancabili, facevano la spola fra i due forni. Ora il “giggino” di Napoli, che ambiva a diventare “er sor Gigi de noaltri”, quello che avrebbe voluto dettare il gioco del governo, è relegato in panchina e si consegna, mani e piedi, al suo principale avversario: “Lo dico a Salvini, andiamo da Mattarella a chiedere di votare, facciamo scegliere ai cittadini tra rivoluzione e restaurazione” supplica disperato. “Questi, per i loro sporchi interessi, stanno cercando in tutti i modi di fermare la formazione del governo del cambiamento. A questo punto non c’è altra soluzione, bisogna tornare al voto, a giugno”.
Renzi c’è ed è il solo che può infastidire il “capitano” del centrodestra, che non ha ancora deciso se è meglio la ripetizione della partita, come chiede il campione pentastellato seduto in panchina che voleva ad ogni costo provare la sensazione di sedersi invece sulla poltrona di presidente del consiglio, o andare ai supplementari, come da lui stesso richiesti fin dal 5 di marzo. Salvini ora può presentarsi all’arbitro del Quirinale potendo proporre/scegliere l’alternativa fra un governo di minoranza con Forza Italia e chi c’è, c’è (e Renzi c’è) oppure il voto anticipato. Senza alcuna ulteriore alternativa, esclusi a priori ogni altro tipo possibile di esecutivo.
Renzi c’è e dice: “chi ha vinto governi, chi ha perso faccia l’opposizione”.
Chi l’altra sera lo ha ascoltato ora si chiede: “ma chi ha vinto?”