Perché voterò Nicola Bonasia

Ho riflettuto molto prima di schierarmi e dire quello che penso in merito alle prossime elezioni amministrative nel nostro Comune.

Per una volta dopo molti anni sono stato assente dai vari tavoli e tavolini dove si discuteva e forse si discute ancora di coalizioni, liste e probabili candidati sindaco. Assente per scelta, perché dopo averne frequentato uno o, spero di non sbagliare, due incontri ho percepito, opinione mia personalissima, che veramente in pochi erano li per costruire un progetto, una visione di Modugno. I più c’erano per affermare una loro voglia di essere presenti e di, in qualche modo, determinare una scelta. In sintesi poche idee ma confuse. Molti generali ma pochi soldati. Pertanto ho preferito esserne fuori; non ho mai avuto la necessità di essere presente né di avere posti in prima fila. Forse è stato un bene perché ho guardato a quanto accadeva e accade con gli occhi di un cittadino che è fuori dai circuiti della politica locale e quindi riesce a fare delle valutazioni, libero da ogni pressione o interesse di parte.

Alla fine il tavolo, quello al quale per storia e formazione culturale ho inizialmente partecipato – che per semplicità chiamerò del centrosinistra – ha partorito il topolino. Non ha fatto sintesi e questo non è grave a fronte di più candidature, tutte legittime e tutte di qualità, invece di fare le tanto auspicate primarie si è diviso. Ho ascoltato tutte le motivazioni pro e contro le primarie ma un dato è certo, se le primarie erano e sono, a parere di alcuni, cosi nefaste, cosi deleterie e ancora cosi pilotabili, perché sottoscrivere un documento dove si accetta di farle nel caso non si riesca a fare sintesi su un singolo nome?

Certo far emergere un nome dal nulla non è facile, le leadership nascono naturalmente anche in politica quando, invece di avvitarsi in inutili riunioni e chiacchiere, si lavora, si costruisce un progetto e lo si discute con i cittadini. Invece il “tavolo” per circa due anni si è avvitato, sempre a mio parere, in inutili discussioni e lacerazioni che, come logica conseguenza, hanno portato alla divisione. Sbagliare è umano, nel duemilatredici le cose non sono andate in maniera molto differente, ma ripetere lo stesso errore è diabolico. Ho ascoltato anche una motivazione che a me pare surreale: “non si possono fare le primarie con un ingegnere”; “in questo momento storico gli ingegneri devono stare fuori dalla politica”. Io sono ingegnere da oltre trent’anni e ne sono orgoglioso e come tutti tecnici di Modugno non mi hanno ancora tolto i diritti civili. Ma se i cittadini la pensano cosi, se un ingegnere non può essere sindaco di questo comune, bene, quale strumento migliore delle primarie per comprendere se questo è quello che pensano e vogliono, senza dividere una possibile coalizione? Avrebbero scelto fra tanti candidati anche non ingegneri e se avesse prevalso un non ingegnere pace fatta, giusta l’affermazione.

Ancora ho sentito dire: “Il nostro attuale sindaco un ingegnere se lo mangia, ripeterà la stessa campagna elettorale dell’altra volta”. Rispondo: che la ripeta avremo di che controbattere con orgoglio e saggezza.  In ogni caso dubito che un uomo cosi attento alla comunicazione come Nicola Magrone ripeta come un disco rotto la stessa campagna elettorale. Troppo intelligente per ripetersi, cercherà altri nemici e altri argomenti. In questo momento penso sia necessaria una candidatura e quindi un sindaco che voglia ricucire e dare speranza a questo nostro paese lacerato e rancoroso. Impoverito dalle tante crisi aziendali, dalla stasi dell’edilizia e dall’acuirsi delle differenze economiche e sociali. Un sindaco che con umiltà e competenza voglia rimettere insieme i cocci di questa comunità un tempo fra le più floride dell’intero meridione. Uno che non parta dividendo i cittadini in buoni e cattivi: “fuori tu che sei un tecnico, oppure tu che hai fatto politica, dentro solo i non tecnici e i vergini della politica”. Caro Fabrizio, ti reputo capace e competente, una risorsa per questo comune, ma forse non ti rendi conto di aver sposato le tesi divisive di chi in questi anni hai contrastato in consiglio comunale. Lui non voleva prima quelli che avevano esperienza politica, o meglio, voleva solo i loro voti, poi ha criminalizzato un intero settore dell’economia locale; tu non vuoi i tecnici e tutti – come li hai definiti tu – i “mattonari”. Dimmi qual è la differenza di fondo? Non ti eri accorto di aver sottoscritto un documento con i “mattonari”?

Mi sembrate molto simili tu e l’attuale sindaco. Pronti a dividere e a lacerare. Bravi a costruirvi dei nemici. Io non sono tuo nemico, come non lo sono tutti i tecnici e gli edili di questo paese, ma permettimi di dirti che questo tuo modo di interpretare la politica mi offende profondamente. Inoltre, ritengo che quando si da la propria parola o di più si sottoscrive un documento non si torna indietro non è corretto e chi lo fa difficilmente merita la mia fiducia.

Ho più volte, negli ultimi giorni parlato con Nicola Bonasia che sino ad una settimana fa si è detto disposto a partecipare alle primarie e ad accettarne il risultato quale che esso sia. Certo ora ha dovuto decidersi e con i modi di questo difficile momento, la diretta streaming su facebook, ha annunciato la propria candidatura. Lui non ha cambiato idea e sino all’ultimo ha cercato di rispettare l’impegno sottoscritto. Non ha lanciato messaggi divisivi, non ha diviso i cittadini e gli elettori in buoni e cattivi. Ha semplicemente detto che è disposto ad ascoltare tutti e a parlare con tutti e che vuole ricomporre questo nostro comune. In questo momento, a mio parere, non è poco. Abbiamo bisogno di rilanciare la speranza di un futuro migliore di ricostruire sulle macerie di questa eterna crisi oggi aggravata dall’epidemia in corso. Basta con le divisioni io voterò Nicola Bonasia e per quel poco che posso lo aiuterò nel suo percorso.

In ultimo alcune parole per una persona a cui ho voluto bene e ne vorrò sempre, Mario Pilolli, da giovani siamo stati per lungo tempo amici inseparabili e pur frequentandoci meno, siamo diventati più vecchi, manteniamo un ottimo rapporto. Mi dispiace, tu sei una persona intelligente e generosa, ma non mi riesce proprio di votare Lega, è troppo lontana dalla mia storia e dalla mia vita. Sono certo che otterrai nella vita grandi risultati e ti auguro il meglio.

Marco Corriero

Chiedi e ti sarà…”detto”

Prima di chiedere a qualcuno di parlarti di qualcosa bisogna essere certi che la persona alla quale si pongono le domande sia a conoscenza di quello che vuoi sapere. Il «chissà se lo sa» non sempre porta a buoni risultati.

Le risposte date dalla signora Tania Di Lella, hanno chiarito molti degli aspetti “chiaroscuri” delle ultime vicende all’interno della coalizione e del Pd modugnese che hanno determinato il venir meno dell’effettuazione delle “primarie” fra i candidati a sindaco Fabrizio Cramarossa e Nicola Bonasia.

Durante il colloquio, Pino Oro e Tania Di Lella hanno parlato anche di altro.

Chi vuol sapere cosa si sono detti può visionare il video.

 

Dott. Antonio Stragapede

Ecco chi è e cosa propone

Lavora in Camera di Commercio a Bari. Si occupa, in massima parte, di “promuovere” finanziamenti, regionali, statali ed europei alle imprese. Da qualche tempo sono in tanti, oltre lui stesso per dirla tutta, che lo indicano come uno dei probabili candidati a sindaco di Modugno per il 2020. Lo abbiamo intervistato venerdì 28 settembre.

I limiti dell’Europa

Quando all’inizio del nuovo millennio, lo schieramento moderato italiano chiedeva a gran voce di inserire, nella Costituzione Europea, il riconoscimento delle comuni radici cristiane dei popoli europei, i progressisti, con voce altrettanto alta, contrastavano, riuscendo infine ad impedire, tale identificazione della volontà di unità europea delle nazioni con l’aspirazione cristiana dell’unità dei popoli in un’unica famiglia.

Alla rinuncia del messaggio cristiano dell’unità dei popoli costruita con la forza morale della libertà e che i popoli tendono ad unirsi quando si orientano, liberamente, verso la cooperazione perché coscienti di essere in “comunione” con gli altri popoli, si è aggiunto il peggio allorquando si sono posti, quando non ignorati del tutto, i principi morali della Dottrina Sociale della Chiesa in un piano nettamente inferiore rispetto ai principi dell’economia e del guadagno imposti dal sistema economico/finanziario della speculazione internazionale. Resteranno nella memoria, purtroppo solo di quelli che li scandivano, gli slogan “No all’Europa delle banche”, “Sì all’Europa dei Popoli”.

In nome di un astratto internazionalismo ideologico che non rispetta il principio della convivenza tra le Nazioni fondato sugli stessi valori che orientano quella tra le persone: la libertà, la giustizia, la cultura, la solidarietà, la verità, alla maggioranza del parlamento europeo, oggi,  restavano poche alternative all’uso della forza dei numeri per imporre la propria visione “democratica” all’Ungheria, riguardo i cosiddetti migranti, la denuncia dell’ingerenza delle Ong e la indipendenza degli studi universitari pubblici dalla influenza dei finanziatori privati rivendicata dal presidente Orban.
Travalicando gli stessi principi costitutivi della Comunità europea, che indica nella trattativa, nell’equità, nel diritto, la giusta regolazione delle relazioni tra i popoli e la comunità politica, il parlamento europeo ha assunto un atteggiamento di discriminazione e di intimidazione verso il popolo ungherese, per imporre una forma di “asservimento forzoso” che ha come fine ultimo quello di impedire l’arrivo dei migranti nelle ricche nazioni del centro Europa e il rafforzamento degli interessi finanziari delle multinazionali.

La (non cristiana) comunità giuridica europea, fintamente fondata sulla sovranità di ognuno degli stati che la costituiscono, dove, invece, ognuna delle nazioni che vi aderisce è assoggettata a vincoli di subordinazione che ne limitano l’indipendenza, ancora una volta mostra il suo vero volto.

I discorsi del presidente della Commissione, Jean-Claude Junker, e del presidente Orban, hanno mostrato la diversa concezione dell’Europa esistente oggi a Strasburgo. Junker si è fatto portavoce degli interessi materiali dell’eurogruppo, parlando di iniziative ed investimenti in Africa idonei ad un rafforzamento dell’Euro, quasi la legittimazione del neocolonialismo propugnato dalla Francia, escludendo, bontà sua, ogni forma di ritorno ai vari nazionalismi; Orban, da rappresentante e portavoce del popolo ungherese, ruolo assegnatogli dall’ampio consenso popolare ricevuto nel suo Paese, ha mostrato ai parlamentari il proprio orgoglio patriottico, rivendicando l’insindacabilità dell’interesse nazionale degli ungheresi. Non ha messo in discussione l’istituzione europea ma la mancanza di margini di trattativa e di incontro nella discussione in aula. Come il nodo gordiano, impossibile da sciogliere, la diversa interpretazione dell’articolo 2 della carta europea che vincola gli stati membri al contrasto dell’esclusione sociale, della diseguaglianza e delle discriminazioni. Articolo 2 che Orban non contesta, mentre denuncia l’abuso dell’eurogruppo di ergersi ad unico organo politico abilitato ad indicare quali sono le disuguaglianze e le discriminazioni da contrastare.

Due diverse concezioni, destinate a rimanere opposte, che sanciscono definitivamente l’incompatibilità tra la sovranità e l’indipendenza degli Stati, rivendicate dai popoli e la sovranità politica perseguita dai burocrati dell’Unione. Divergenza di concezione su cosa deve essere l’Europa, mostrata anche dal voto dei parlamentari; i Conservatori si sono schierati per il no alle sanzioni, mentre Verdi, Liberali e Socialisti, insieme a molti dei “se dicenti” (con lo spazio) partiti populisti come il M5S hanno votato a favore. Grande apprensione per le prossime elezioni la spaccatura del Partito Popolare Europeo, evidenziata dalla libertà di voto concessa ai propri deputati. Alcune forze politiche del Ppe, come il Pd, hanno sostenuto la linea anti-Ungheria, mentre altre, come Forza Italia e la Lega, hanno optato in favore di Orban.

AMMINISTRAZIONE MAGRONE: INCOMPETENTI ALLO SBANDO!

L’abbandono illecito di rifiuti nelle aree pubbliche. Una piaga che la Regione Puglia ha deciso di combattere stanziando nel marzo scorso circa 3 milioni di euro in favore dei Comuni pugliesi. I quali avevano la sola incombenza di presentare una istanza nel periodo compreso dal 1° giugno al 2 luglio scorso.
Il criterio di assegnazione era quello c.d. “a sportello: in ordine di presentazione delle stesse istanze. Chi prima presenta la domanda viene premiato.
E così ben 36 comuni (su circa 71 poi risultati ammessi al finanziamento) presentano l’istanza addirittura il primo giorno utile: il 1° giugno. Gli altri nei giorni immediatamente successivi.
Efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa.
Qualità, queste, che mancano, come noto da tempo a tutti, all’amministrazione Magrone, che presenta infatti la domanda solo il 27 giugno. Quasi un mese dopo.
Inutile dire che l’istanza del Comune di Modugno non è stata poi accolta. Una occasione persa per affrontare un problema che assilla le periferie modugnesi, e che l’amministrazione Magrone non riesce ad affrontare se non nascondendosi dietro il solito alibi delle risorse finanziarie insufficienti.
Ma il problema è un altro: l’incapacità del sindaco Magrone e della sua giunta di gestire persino l’ordinaria amministrazione, salvo poi scaricare sulle tasche dei cittadini la propria inettitudine.

Il sindaco Magrone e l’assessore all’ambiente Luciano facciano un atto di coraggio: Modugno è allo sbando; si dimettano una volta per tutte!